il-dramma-della-piccola-giovanna-affetta-da-morbo-di-leigh-rimasta-senza-casa-e-senza-carrozzina

Giovanna ha nove anni, tanta gioia di vivere ed il morbo di Leigh, una malattia degenerativa al cervello che le sta portando via il futuro. Da lunedì, quando il ciclone Cleopatra le ha tolto la casa in via Nurra a Olbia e l'auto che mamma Francesca guidava per portarla a scuola e farle avere una vita sociale – come ogni bambino dovrebbe avere – Giovanna divide ottanta metri quadri con altri dieci familiari.

   Suo padre, Giampiero Murrei con gli occhi gonfi di lacrime lancia un appello: "Aiutateci, siamo disperati. Per la casa ce la possiamo fare, ma abbiamo bisogno di un'auto nuova, e di una carrozzina adatta per la nostra bambina. E scongiuriamo, ridateci le staminali, che le danno giovamento".

   Scaricano un secchio pieno di coperte e lenzuola fresche appena lavate da un fuoristrada vecchio e arrugginito Giampiero e Francesca, quando li incontro a Olbia nella zona di San Simplicio, una tra le più colpite dalla bomba d'acqua. Sotto le nostre scarpe, tanto fango. Sono ospiti, con altri parenti sfollati dalla zona di via Veneto, di familiari che abitano ai piani alti. Si sono stretti tutti assieme in un appartamento con tre camere da letto, arrangiandosi, con tanta solidarietà.

   "Io ci sono già passato – racconta l'uomo -. Era l'alluvione del 1979, avevo un negozio. E non ho mai visto una lira di risarcimenti. Ma non importa. Con la casa ce la facciamo. E' per Giovanna che abbiamo bisogno d'aiuto. La Asl fa il possibile, ma abbiamo chiesto una sedia nuova, dove possa stare più comoda".

   Gli occhi di Giampiero e Francesca si riempiono di lacrime. Raccontano come la loro bambina ha vissuto l'alluvione due volte. La prima all'uscita di una visita dal medico. La seconda una volta raggiunta casa, quando un fiume d'acqua li ha costretti alla fuga. "L'ho presa in braccio e siamo usciti – dice Giampiero -. Per raggiungere casa dei vicini abbiamo fatto un salto di due metri". "Pensi il tilt – sottolinea la mamma -. In quel momento ero preoccupata che le si bagnassero i piedini".

   "Abbiamo tanti amici che ci confortano. Ieri ci hanno portato un gruppo elettrogeno. E ci stanno dando una mano a ripulire casa. Questo è importante – evidenziano -. Ma per Giovanna serve qualcosa di più. Aiutateci", ripetono. Poi le lacrime cominciano a sgorgare e piangendo mi salutano, allontanandosi col loro bucato pulito, in mezzo ad una distesa di melma.