Minaccia di impiccarsi al consiglio regionale. Clamorosa protesta di un invalido del Sulcis. Ha legato una corda alla telecamera del palazzo e al collo e minaccia di buttarsi.
Invalido al 60%, gravemente malato, disoccupato e senza soldi per potersi curare, Tiru, 40 anni – residente nel comune di Perdaxius, dal 1993 è affetto da “Rettocolite Ulcerosa”, una malattia infiammatoria cronica dell'intestino che lo ha reso invalido al 60% e per la quale da circa 20 anni è obbligato ad assumere 6 pastiglie al giorno e a recarsi ogni 20-25 giorni in ospedale per una terapia farmacologica che gli permette di controllare la propria patologia.
Una terapia indispensabile per la sopravvivenza, l'unica in grado di scongiurare le gravi emorragie che questa malattia provoca e la degenerazione in malattia tumorale. Una cura che ogni volta lo obbliga a letto per diversi giorni. Per anni Rafaele -che è anche padre di un bambino di 5 anni- ha gestito un'attività commerciale che gli permetteva di vivere con la propria famiglia e di far fronte alle spese sanitarie e di trasporto per recarsi all'ospedale di Cagliari. Questo finché 2 anni fa a causa della crisi dilagante del Sulcis, pressato fortemente dai debiti, non è stato obbligato a chiudere.
Da quel momento in poi è riuscito ad andare avanti con qualche occupazione temporanea. Perlomeno fino a oggi dove la sua situazione economica è diventata drammatica al punto di non avere neanche più la possibilità di guadagnare i soldi della benzina per recarsi al Policlinico Universitario di Cagliari a curarsi.
IlPoliclinico Universitario é una struttura tra le poche, nel Sulcis non ne esistono, dove si può effettuare questa cura e in cui medici e infermieri sono diventati per lui come una seconda famiglia. Rafaele non si cura ormai dal mese di Luglio, la notte dorme poco e vive insieme alla propria famiglia in piena depressione e con la consapevolezza di dover assolutamente trovare una soluzione in tempi rapidi. La sua unica possibilità é rappresentata dalle istituzioni Regionali che potrebbero trovare una soluzione lavorativa, secondo anche le normative vigenti che regolano l'assegnazione dei posti di lavoro alle persone invalide, a questa triste vicenda. In passato aveva già dichiarato di essere pronto a tutto pur di vedersi garantito il diritto alla vita per se e alla tranquillità per la propria famiglia e non aveva escluso di inscenare drammatiche iniziative di protesta.
così stamattina, in preda allo sconforto, non ce l'ha fatta più e si è sistemato sul tettuccio a circa due metri e mezzo di altezza con la pericolosa corda legata al collo. Inutili per vari minuti i tentativi di farlo scendere: anche un imprenditore ha manifestato l'intenzione di far qualcosa per trovargli un lavoro.
Poi, convinto anche dalla moglie, ha accettato di farsi portare giù dai Vigili del fuoco. L'ambulanza del 118 lo ha poi trasportato all'ospedale Santissima Trinità. Nella sua postazione di via Roma è rimasto un cartello: "Morire giorno per giorno gravemente ammalato senza lavoro con moglie e figlio: questa è una società civile?".