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I Rossomori lasciano la coalizione di centrosinistra per lavorare "all'unione dei Sovranisti, per la libertà del popolo sardo, per il rinnovamento della politica, per dare all'isola giustizia, libertà e speranza per un futuro migliore". Lo strappo definitivo è stato sancito dal segretario Salvatore Melis dopo la riunione di ieri in cui diversi alleati hanno riproposto la questione morale legata all'inchiesta sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale in cui sono indagati 33 esponenti del centrosinistra, tra cui il segretario e senatore del Pd Silvio Lai e la vincitrice delle primarie, Francesca Barracciu.

   I Rossomori punterebbero a costituire un nuovo schieramento autonomista che potrebbe ricomprendere anche il Partito dei Sardi di Paolo Maninchedda e Franciscu Sedda, che però avevano già chiesto di entrare nel centrosinistra. Lo stesso Maninchedda sul suo blog riprende la questione morale e spiega: "abbiamo un grande rispetto per le persone e per alcune anche una grande stima. Non crediamo che un uomo sottoposto a indagine sia un uomo abominevole, anzi, spesso la storia ha svelato come abominevole la giustizia italiana. Ma continuiamo a ritenere che proprio per garantire le migliori strategie difensive alle persone e le migliori opportunità politiche ai programmi e alle coalizioni, sia necessario fare un solco netto tra le campagne elettorali e le vicende giudiziarie". Guardando, infatti, il codice etico del Partito dei sardi, Francesca Barracciu è incandidabile.

   Quanto al vertice di ieri, Melis sottolinea che non si aspettava "nulla di più di quanto udito nelle reazioni dei partecipanti. Era chiaro che da un tavolo all'interno del quale molti partecipanti sono sotto inchiesta, non potevamo che aspettarci un'autodifesa tutta incentrata sul garantismo. Eppure – chiarisce il segretario dei Rossomori – neppure per un attimo ci siamo e mi sono sognato di richiamare chicchessia a responsabilità penali. Non lo abbiamo fatto e non lo faremo, anche quando dovessero intervenire delle condanne. Noi abbiamo posto la questione politica. La questione morale – insiste Melis – è una questione politica".