L'Isola brucia. Secondo una stima approssimata sono circa ottomila gli ettari di bosco, macchia mediterranea e pascoli distrutti dalle fiamme. Pubblichiamo la toccante riflessione della veterinaria oristanese Monica Pais, della Clinca Duemari, che ricorda la sua triste avventura di dieci anni fa, quando in fiamme andò San Leonardo e il suo compito fu verificare lo stato di salute di alcuni mufloni.
Quando bruciò San Leonardo, più di dieci anni fa, salimmo a verificare le condizioni del recinto in cui erano ospitati i mufloni. Questo recinto era stato aperto per permettere agli animali di scappare e non ci aspettavamo di trovarne morti.
Appena scesi dall'auto l'odore di bruciato ci assalì e ci rimase appiccicato addosso. Man mano che quel paesaggio nero e cenere ci veniva incontro sembrava di attraversare la porta dell'inferno. Il cielo azzurro e terso era l'unico colore in quella distesa cupa e derelitta.
Smettemmo di parlare, noi completamente ammutoliti e i forestali che ci accompagnavano, arrivati sulla sommità della montagna, rimanemmo sbigottiti dalla vastità della desolazione che ci si parava davanti. Un insieme di valli e rilievi avvolti in un sudario di morte nera.
Laddove lussureggianti lecci sfidavano il cielo ora solo stecchi protesi verso lo stesso cielo. Tutto dello stesso funereo colore. Cadaveri di animali piccoli , che non erano riusciti a scappare . Alcuni appesi ritorti ai residui dello spettacolare mondo verde che era stato, come addobbi da film dell'orrore. Le stesse persone che fino a qualche ora prima combattevano per spegnere l'incendio ora di fianco a me, piangevano sommessamente. E univamo le nostre lacrime a quelle della nostra meravigliosa terra.
Curammo una mufla ustionata ma niente di grave. Nel più perfetto silenzio. Ecco il silenzio, come di tomba. Questo è quello che mi rimane di quel giorno. L'immagine della morte per me è questa.
Monica Pais