and-ldquo-contro-la-schiavit-and-ugrave-del-denaro-dormo-dietro-il-carcere-e-suono-il-bongo-and-rdquo

Vive all’aperto. Per scelta. Contro la schiavitù del denaro. Ha optato per un’esistenza “in libertà” così questo papà separato che si rivolge alla Caritas cittadina per un pasto caldo e per potersi lavare e cambiare. Per il resto trascorre le notti all’addiaccio. Aveva un sacco a pelo, ma gliel’hanno rubato. Ha dei problemi di salute che affronta sistemandosi nel naso dei filtri ricavati da tappi di bottiglia e porta con sé pochi effetti personali e un bongo. E ora ha individuato un nascondiglio “perfetto”, accanto all’elemento che considera essenziale per sopravvivere: l’acqua. Così vive dietro il carcere di Buoncammino, in un’area seminascosta dove ha trovato un rifugio, un pozzo e qualche pianta selvatica.

Si chiama Giovanni Tiberio e ha 50 anni. E racconta una storia personale drammatica. La perdita del lavoro in Abruzzo, poi la separazione dalla moglie e i problemi di salute che lo costringono a mantenere dei filtri nel naso che lui, artigianalmente, realizza coi tappi delle bottiglie. Arriva dall’Abruzzo, qui in Sardegna ha il figlio dodicenne che vive con la madre a Tortolì così fa la spola tra le due regioni per poter passare un po’ di tempo con lui. E ha trovato la soluzione per pagarsi i viaggi: suona i bonghi in strada: “l’altra sera”, racconta, “nel corso Vittorio Emanuele c’era un evento e c’erano tante persone, così son riuscito a racimolare oltre 10 euro”. Di lavorare non se ne parla. “Basta. Ho deciso di dire basta alla schiavitù del denaro”, spiega Tiberio, “così ho scelto di vivere nella natura. Qui in Sardegna mi sono sistemato dietro il carcere, dove c’è un fico erba profumata e un pozzo. Mio figlio lo sa ed è orgoglioso della mia scelta”. Dormire all’aperto comporta rischi e pericoli, ma il papà separato sembra non tenerne conto. “Una delle mie doti è quella di saper ascoltare e capire chi mi sta davanti. Così”, chiarisce, “riesco a capire e interpretare le persone e posso spiegare loro che farmi del male è sbagliato”.

E alla Caritas, oltre al cibo e all’accoglienza, ha trovato nuovi stimoli. “Frequento una donna”, conclude, “ha problemi di depressione. Ma insieme riusciamo a trovare le forze per andare avanti”.