Alcune sono sotto i nostri occhi tutti i giorni anche se non le abbiamo mai notate, altre, invece, bisogna sapere dove si trovano, perché non sono così facili da individuare.
Sono le numerose testimonianze – fregi, scritte, epigrafi – della Cagliari fascista sopravvissute a 70 anni di storia architettonica della città.
Alla fermata del Ctm di piazza Gramsci, aspettando l’Uno, in quanti avranno notato che in ciascuno dei pali che sorreggono la struttura per l’affissione dei cartelloni pubblicitari sono presenti in rilievo due fasci littori. E non solo. Basta alzare gli occhi al cielo e vedere che, di fronte, un altro fascio impugnato da una delle statue bronzee che adornano la Legione dei Carabinieri. Anche nel vicino monumento ai caduti della Prima guerra mondiale sono presenti due fasci stilizzati in cima all’opera. Altri esempi nel Parco delle rimembranze, poco distante.
Due fasci littori adornano anche l’ingresso dell’ex vivaio di via Regina Elena, mentre in piazza Matilde di Savoia a Castello su un palazzo campeggia quel che rimane di una scritta riportante una frase di Mussolini: “Il popolo italiano ha creato col suo sangue l'Impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque e con le sue armi”.
Più nascoste altre due testimonianze del Ventennio nascoste nell’architettura di Cagliari. Nel teatro delle Saline sono due i fasci che in rilievo decorano l’interno della platea. Nella chiesetta di Santa Restituta, infine, c’è la testimonianza incisa nella pietra di Secci Gaetano che si è rifugiato all’interno della cripta durante i bombardamenti del ’43 e ha voluto lasciare un segno di quella drammatica esperienza con una scritta e scolpendo un piccolo fascio littorio.