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Delusione: i saldi vanno male. Confesercenti Provinciale di Cagliari ha fatto una ricognizione tra gli operatori del settore moda: è scaturita una sostanziale insoddisfazione dei negozianti, nonostante la partenza con il botto dei primi due giorni.

Infatti, solo l’11% degli intervistati ha dichiarato che i saldi stanno andando bene, mentre il 41% del campione afferma che sono sufficienti e il 48% invece si dichiara deluso rispetto alle aspettative dei mesi precedenti.

Queste percentuali vanno soprattutto lette con il riferimento all’anno precedente: una parte degli intervistati (il 40%) afferma che le vendite sono stabili rispetto all’anno passato, mentre il 49% rileva una diminuzione del volume delle vendite, (con percentuali che oscillano tra il 20% e il 25%) e solo l’11% del campione rileva aumenti dei volumi di vendita per circa il 10% rispetto alla passata stagione.

Alla riflessione circa l’utilità dei saldi o il loro anticipo o posticipo, le risposte degli operatori sono state, in questo caso, influenzate dai comportamenti di molti loro colleghi che hanno cominciato a praticare sconti ben prima delle festività natalizie. Infatti il 67% del campione ha, provocatoriamente, affermato che o si modifica la legge sui saldi e viene rispettata con grande severità, oppure si possono tranquillamente eliminare o anticipare.

“Dall’analisi di questi pochi dati”, spiega Roberto Bolognese, presidente provinciale di Confesercenti,  “si evidenzia subito che, dopo neppure una settimana, le vendite di fine stagione non stanno producendo i benefici che i commercianti si aspettavano per incamerare un po’ di liquidità necessaria per la loro attività”. Insomma le materie prime aumentano, il costo del lavoro è alle stelle, gli affitti dei locali commerciali sono insostenibili e ora i saldi vanno male. “Siamo oramai sull’orlo del precipizio per migliaia di micro e piccole imprese”, aggiunge Bolognese, “occorre prendere provvedimenti, creare incentivi e condizioni che favoriscano i consumi e il commercio, invece di affossare le imprese con politiche di risanamento troppo repentino e severo, che determinano solo chiusure di negozi, perdita di posti di lavoro e pesante diminuzione di potere d’acquisto.”