Ecologisti all’attacco. Il cemento degli sceicchi non lo vogliono. Eccessivo mezzo milione di metri cubi non solo per ampliare alcuni alberghi di Costa Smeralda e Porto Cervo, ma addirittura per costruirne di nuovi, “distruggendo persino l’area di Razza di Juncu miracolosamente scampata alle precedenti aggressioni della speculazione immobiliare”. Si parla dunque di “aggressione decisiva” alle coste sarde, dopo l’ultimo viaggio del presidente Cappellacci nel Qatar, organizzato dall’emiro già proprietario della Costa Smeralda “per acquistare importanti pezzi di costa sarda da cementificare”. Ma gli ambientalisti non ci stanno. Così Italia Nostra, Wwf, Lipu e Fai della Sardegna hanno inviato una nota al presidente della Giunta Regionale Ugo Cappellacci e al Mibac per esprimere tutta la contrarietà “all’ennesima operazione speculativa volta a vanificare il Ppr e i valori da esso tutelati. Cinquant’anni di politiche economiche e territoriali disastrose”, aggiungono, “improntate sul consumo del territorio e sulla distruzione dell’economia sarda, non sono servite da lezione, nonostante si sia raggiunto in Sardegna il triste primato europeo del 14,6 % di disoccupati e del 45% di disoccupazione giovanile. Si è deciso di proseguire nell’assurda scelta di consumare le vere ricchezze della Sardegna, il suo territorio e la sua storia, per favorire la solita speculazione immobiliare”.
Non credono alle promesse di turismo sostenibile, valorizzazione dell’agroalimentare e conservazione dei valori identitari: "Ci chiediamo perché per fare un parco sia necessario invadere il territorio con altri 450mila mc di cemento”, si domandano le associazioni, “perché l’attuale proprietario della Costa Smeralda non incomincia da subito a tutelare i valori identitari e a rilanciare l’agroalimentare partendo dall’enorme patrimonio già in suo possesso”?
Vengono poi passati in rassegna tutte le “distruzioni” al territorio sardo perpetrate a suon di norme sull’edilizia dall’attuale governo regionale, come il “Piano casa” con le numerose proroghe, la legge sul golf con annessi hotel, club-house, villette e residenze per più di tre milioni di metri cubi e la norma sulle zone umide, peraltro impugnata, proprio in questi giorni, dal Consiglio dei Ministri davanti alla Corte Costituzionale.