Il Comune ha ripreso i lavori nel parco archeologico. Ieri mattina gli operai erano al lavoro al centro servizi costruito davanti alla torre della Calce idrata e accanto alle tombe. L’idea dell’amministrazione è quella di occultare e rimodellare le “fioriere” (le grandi gabbionate di contenimento, già all’attenzione della magistratura), cercando di limitare l’alterazione dei luoghi.
Sì anche a stradelli in terra stabilizzata che metteranno in collegamento le tombe col sentiero principale. Mentre per quanto riguarda la vegetazione da un anno è stato stabilito che «non siano poste a dimora piante di Alanterno e altre specie ad alto fusto,ma solo specie arboree autoctone”. Verrà poi combattuto il degrado delle tombe già scavate con la pulizia del sito e lo sfalcio delle erbacce su tutti e 20 gli ettari del parco archeologico.
Ma resta qualche perplessità: dalle carte emerge l’ipotesi di posizionare qualche gabbionata nuova di zecca anche nei pressi del centro servizi e nuove cancellate in ferro (“orribili” per gli ecologisti) lungo l’area archeologica.
L’obiettivo è l’apertura del sito nella primavera 2013. Tormentatissima la gestione dell’opera. I lavori, aggiudicati nel 2004alla ditta Ecosabina, sono stati interrotti per i vincoli della commissione nominata dalla Giunta Soru nel gennaio 2007, ripresi un anno dopo (limitatamente agli scavi archeologici) sono stati nuovamente stoppati dopo l’indagine (e il sequestro della necropoli) da parte della Procura nell’aprile 2008. L’indagine ha accertato l’obliterazione di 26 sepolture col posizionamento di alcune fioriere. Attualmente il processo vede coinvolti due dirigenti del Comune.
Dopo il dissequestro, e vari incontri con le Soprintendenze, nell’aprile 2011 la Giunta Floris ha approvato la perizia di completamento per il parco riallacciando i contatti con l’impresa romana. Ma ci son volute altre due conferenze si servizi tra il 2011 e il 2012, prima dell’ultima versione del piano.
Secondo alcuni, la decisione di Zedda mandare avanti i lavori nel parco, nell’ambito di un accordo di programma dagli esiti tutt’altro che certi, è un po’ un azzardo. Come spiega il consigliere comunale dei Rossomori Giuseppe Andreozzi “l'area archeologica è di proprietà di Coimpresa ed è inclusa nell'accordo di programma come cessione gratuita da Coimpresa al Comune (a fronte delle cubature concesse). Se cade l'accordo, il parco rimane di proprietà di Coimpresa. Ma se nel frattempo il Comune realizzasse il Parco”, aggiunge, “questo diverrebbe di proprietà del Comune, per il principio secondo il quale se ente pubblico realizza un'opera pubblica su terreno privato, l'ente acquista la proprietà del terreno, con l'obbligo di risarcire il danno al privato”.