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I conti non tornano e nulla si sa intorno ai dati della sanità degli ultimi dieci anni. Impossibile capire da cosa sia prodotto il disavanzo di quasi 300 milioni di euro: nessuno vuole aprire il vaso di Pandora della Sanità sarda.
 
Come già annunciato settimane fa, si è dimesso Roberto Deriu, esponente Pd e vicepresidente della commissione di inchiesta sui costi della sanità sarda. Un addio sintomatico della schizofrenia di questa Giunta, preda ormai di un cannibalismo partitocratico fatto di tatticismi. Da Manichedda a Deriu le defezioni si moltiplicano, la nave affonda, i topi scappano.
 
Richiesta nel dicembre del 2014 e istituita nel 2015, entro il termine di sei mesi dalla sua istituzione, la Commissione avrebbe dovuto disegnare un quadro su aspetti fondamentali della sanità sarda che spaziavano dall'incidenza della spesa farmaceutica, alle gare pubbliche e alla gestione delle risorse umane, individuando i margini per la riduzione dei costi.
 
Nel 2015 la nostra Isola è stata la prima in Italia per spesa farmaceutica, in attesa dei nuovi rilievi numerici, questi sono record che generano più di una perplessità. 3,3 miliardi, il 50% del bilancio regionale, eppure quanto e come viene speso rimane un mistero, la soluzione più semplice per Pigliaru è stata chiamare un manager a 240 mila euro l'anno, chiudere i centri nascita, i piccoli ospedali, vampirizzare il personale in nome del risparmio. E' chiaro però che l'obiettivo di Moirano e della sua ATS sia quello di fare ricadere l'intero costo dei tagli sui servizi e sulla qualità dell'assistenza sanitaria, anche perché chi avrebbe dovuto fornire le linee di azione è stato reticente, lasciando nell'oscurità la voragine e chi l'ha prodotta, segno che certe sacche di potere non possono essere toccate.
 
Il fallimento della Commissione, formata dai capigruppo di tutti i partiti, palesa dunque la corresponsabilità di tutte le parti politiche. La mancanza di trasparenza trasforma il dubbio sulla gestione del comparto in una certezza: la baronia in sanità continua a fare clientele, distribuire poltrone, alimentare il carrozzone di nominati a spese nostre.
 
Dedoni, presidente della commissione, ha minacciato di andare in Procura. Ma se ci sono dei profili di illiceità più che minacciarlo avrebbe dovuto già farlo, avendo già ventilato la notizia di violazione di leggi e regole. Mentre la politica si arma in previsione della prossima campagna elettorale, in Sardegna 3,3 miliardi non riescono a garantire il diritto alla salute. Che fine fanno i nostri soldi?