Due settimane fa ho incontrato Sara, non ancora una donna e non più una ragazzina. Sara ha difficoltà nel prendere decisioni, rimugina per giorni o mesi senza arrivare a un obiettivo soddisfacente per lei. Sara si porta appresso la paura di sbagliare, anche quando secondo lei non avrebbe niente da temere.
Dalla storia di vita di Sara emergono diversi episodi in cui i suoi “errori” da bambina sono stati fortemente disapprovati; episodi in cui si è sentita molto in colpa, non degna dell’amore dei genitori e impotente di cambiare la situazione. La piccola Sara ha imparato in fretta che un “errore” poteva costarle molto caro e ora, da quasi adulta si trova a dover fare i conti con la sensazione di dubbio costante e quasi invalidante.
A Sara non hanno mai insegnato che ogni errore porta sempre con sé una promessa. La promessa di qualcosa di meglio perché da qui ci sei già passato e qualcosa hai imparato. Non le hanno mai insegnato a vedere gli errori come delle grandi risorse. Non le hanno mai permesso di sbagliare con serenità, senza mettere in campo sensi di colpa né vergogna che portano all’autodistruzione.
Al contrario, sbagliare è importante e necessario, per potersi concedere anche solo di provare; per imparare a gestire la frustrazione e la sconfitta; per verificare sulla propria pelle che non cade il mondo per colpa nostra; per fortificare l’autostima quando si ripara all’errore; per imparare a chiedere scusa; per accrescere la creatività nel trovare alternative; per imparare a perdonare gli errori degli altri.
Sbagliare è l’unico modo per vivere, per vivere davvero. Ogni errore custodisce una promessa, perché dopo che hai fatto un errore sai fare meglio, sai diventare meglio, sai giudicare meglio; a volte, impari a non giudicare più.
Marzia Spedicato, psicologa
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