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«Con la riforma del catasto e la rivalutazione degli estimi, c’è il rischio di un'ennesima stangata sulla casa. Tra i più tartassati potrebbero esserci proprio i cagliaritani, se venissero confermate le prime simulazioni fatte che darebbero un incremento dei valori catastali nel capoluogo sardo addirittura del 182 per cento». È quanto afferma il deputato del Movimento 5 Stelle, Andrea Vallascas, in un’interrogazione al Ministro dell'Economia e delle Finanze in cui chiede chiarimenti in merito all'ipotesi di rincari astronomici delle rendite catastali.

«La riforma del catasto – spiega Vallascas – è attesa da più di trent'anni per superare una serie di incongruenze e iniquità che sono emerse nel corso degli anni. Adesso, però, c'è il rischio che la riforma, che dovrebbe essere portata a termine tra il 2018 e il 2019, possa causare nuovi oneri su un bene che negli ultimi cinque anni è stato sottoposto a una molteplicità di tasse e balzelli».

«A creare un legittimo allarme – prosegue – sono i risultati delle simulazioni fatte dall'Agenzia delle Entrate con le nuove procedure. Per la definizione delle nuove rendite e dei nuovi valori catastali, infatti, si tiene conto dei valori di mercato, rilevati dall’Osservatorio del mercato immobiliare, ai quali viene applicato un algoritmo». «Dai primi test sull’applicazione dell'algoritmo – aggiunge Vallascas – risulterebbero rincari elevatissimi. Ad esempio, per immobili di 90 mq (5 vani catastali), con il nuovo valore catastale a Cagliari si registrerebbe un incremento del 182%, a Napoli del 117, a Genova del 92, a Bologna del 78, a Firenze del 75 e a Torino del 70».

«Bisogna ricordare che i valori catastali sono la base imponibile per molte tasse, come Imu e Tasi. E anche se la legge di riforma prevede il principio di “invarianza” del gettito, in poche parole, la riforma deve essere attuata senza incidere sugli importi versati, sarà molto difficile controllare l'applicazione del principio ed evitare che il ricalcolo dei valori catastali determini un aumento generalizzato dei livelli di tassazione sui beni immobili». «Di fatto il rischio concreto c'è – conclude Vallascas –.

Tra l'altro, in nuovi rincari ricadrebbero su un bene, come la casa, già sottoposto a continui rincari del livello di tassazione: dal 2012, ad esempio, il carico che grava sulla proprietà immobiliare è quasi triplicato passando da 9 a 25 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti 20 miliardi di euro di imposta reddituale. È il caso di sottolineare che questo stato di cose penalizza soprattutto le famiglie italiane, visto che la proprietà immobiliare nel nostro paese è distribuita in prevalenza su una molteplicità di piccoli proprietari».

Andrea Vallascas