L’eccessivo costo dell’energia elettrica continua a pesare enormemente sull’economia della Sardegna, costringendo le micro, piccole e medie imprese locali a sborsare ben 147 milioni di euro in più rispetto ai loro concorrenti europei. Questo divario economico, riferito alla prima metà del 2025, emerge da un’indagine dettagliata condotta dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna su fonti autorevoli come Eurostat, Arera e Terna. L’analisi si è concentrata in particolare sulle realtà produttive meno dimensionate, attive in settori cruciali come l’agroalimentare, il tessile, l’arredamento e la metallurgia, evidenziando come tale “tassa” energetica arrivi a erodere lo 0,38% del Prodotto Interno Lordo regionale.
A livello nazionale, l’Isola si posiziona al decimo posto per valore assoluto degli extracosti, in una graduatoria guidata dalla Lombardia, dove il sovrapprezzo energetico sfiora il miliardo di euro. Sebbene il Veneto e l’Emilia-Romagna seguano con cifre imponenti, è la Puglia a far registrare uno dei pesi più critici sul PIL regionale. Per quanto riguarda la distribuzione interna al territorio sardo, il Sud Sardegna subisce l’impatto proporzionalmente più gravoso, con un’incidenza dello 0,42% dovuta a un esborso supplementare di 25 milioni di euro.
Il monitoraggio territoriale prosegue con l’area metropolitana di Cagliari, che paga il tributo più alto in termini assoluti con 53 milioni di euro, seguita dalle province di Nuoro e Oristano con rincari rispettivamente di 17 e 11 milioni. Il quadrante settentrionale di Sassari e Olbia chiude la rilevazione con un aggravio di 42 milioni di euro, corrispondente allo 0,35% della ricchezza prodotta localmente. Questi dati confermano come il gap energetico rappresenti un ostacolo strutturale che penalizza la competitività delle aziende sarde, sottraendo risorse vitali per investimenti e crescita.
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