Nelle case dei sardi fervono i preparativi per il “Cenone” della Vigilia, un rito che nell’Isola non è solo un momento conviviale, ma un vero e proprio ponte tra la devozione religiosa e l’identità gastronomica del territorio. Anche quest’anno, le tavole si preparano a ospitare un menù che celebra la duplice anima della Sardegna: quella costiera, legata ai sapori del Mediterraneo, e quella dell’interno, fiera custode delle tradizioni agropastorali.
Secondo la tradizione che impone il “mangiare di magro”, lungo le coste e nei principali centri urbani come Cagliari e Alghero, il pesce sarà il protagonista assoluto. Le aperture saranno affidate all’insalata di polpo e all’immancabile bottarga, l’oro del mare sardo, servita su crostini o come condimento per la fregula con le arselle.
Tuttavia, il cuore della cena batte nei primi piatti di pasta fresca. In migliaia di case si rinnoverà il rito dei culurgiones ogliastrini, i ravioli chiusi a “spighita” con il loro cuore di patate e menta, insieme ai malloreddus e alla zuppa gallurese, piatti che rappresentano il vero conforto della festa.
Sebbene la Vigilia nasca come serata dedicata al pesce, in molte zone della Barbagia e del Campidano non mancherà il re della gastronomia isolana: il maialetto arrosto, cucinato lentamente e profumato con rami di mirto. In alternativa, l’agnello con carciofi si conferma un classico intramontabile per chi preferisce restare fedele ai sapori della terra.
Il finale sarà, come sempre, un tripudio di mandorle, miele e sapa. Tra le pabassinas glassate, il torrone di Tonara e le sebadas calde, la varietà di dolci sardi offrirà una chiusura ricca e simbolica, accompagnata dal brindisi con i grandi vini della regione, dal Cannonau al Vermentino. Una notte all’insegna della condivisione, dove ogni portata racconta una storia secolare di comunità e appartenenza.
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