Juan Rodriguez apre il suo mondo in un’intervista ai canali social ufficiali del Cagliari, ripercorrendo un viaggio personale che parte dalla famiglia e dalle prime corse dietro a un pallone. Il difensore uruguaiano, protagonista delle ultime uscite in maglia rossoblù, ricorda con affetto l’infanzia trascorsa tra scuola e strada.
“Iniziai a 3 anni. Il pallone neanche lo guardavo, giocavo con la sabbia in mezzo al campo”, racconta Rodriguez. L’uruguaiano sottolinea quanto suo nonno sia stato decisivo negli anni della crescita: “Per me è stato importante, un secondo padre, mi portava lui agli allenamenti”.
Nel suo percorso spiccano figure fondamentali: “Il primo allenatore che mi ha dato di più è stato mio padre. Poi Serafín García al Peñarol nelle giovanili, e in prima squadra Jadson Viera, che mi ha aperto le porte di un grande club. Anche Diego Aguirre è stato importante”.
Rodriguez si descrive come “un difensore dedito al lavoro e al gruppo, un giocatore umile che cerca sempre di integrarsi al meglio”. I suoi modelli sono giganti del reparto: da Godín a Giménez fino a Van Dijk, di cui ammira il tempismo. Sull’adattamento al calcio italiano, non nasconde le difficoltà: “È molto più veloce rispetto al Sud America e si gioca tanto con la palla”.
Il legame tra l’Uruguay e Cagliari è un ponte che continua a funzionare. Rodriguez rivela i consigli di Diego López, che gli ha suggerito “tranquillità e pazienza”, e parla del rapporto con Nahitan Nandez, conosciuto in nazionale: “Incredibile, si è messo subito a disposizione con me”. L’arrivo in Sardegna, dice, è stato quasi naturale: “Quando mi hanno parlato di Cagliari non ci ho pensato molto, per la storia che c’è con gli uruguaiani. È una città tranquilla, la gente mi piace e mi ha accolto benissimo. Mi fermano e mi sostengono, questo mi spinge a dare sempre di più”.
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