Notizie Lavoro Salario minimo e qualità del lavoro, confronto in Consiglio regionale

Salario minimo e qualità del lavoro, confronto in Consiglio regionale

Confronto aperto nella Seconda Commissione del Consiglio regionale sulla proposta del M5s che vorrebbe introdurre un salario minimo regionale

Introdurre un salario minimo di 9 euro all’ora, garantire maggiore qualità del lavoro e tutelare salute e sicurezza dei lavoratori negli appalti pubblici. Sono gli obiettivi al centro della proposta di legge regionale n.58, a firma del consigliere del M5s Alessandro Solinas, attualmente all’esame della Seconda Commissione del Consiglio regionale, che questa mattina ha ascoltato in audizione i rappresentanti di Cgil, Confindustria e Confartigianato.

Per il segretario della Cgil Sardegna, Fausto Durante, la misura rappresenta “una proposta estremamente interessante” e utile a migliorare condizioni salariali e contrattuali nei servizi appaltati dalla pubblica amministrazione. Il sindacato auspica una rapida approvazione del provvedimento e suggerisce alcune modifiche per raccordare la norma regionale con la legislazione nazionale sui contratti collettivi e con il decreto legislativo 36/2023, che pone limiti ai subappalti a cascata.

Apprezzamento anche da Confindustria, con l’intervento del responsabile dell’Area Lavoro, Fulvio Nieddu: “Il coinvolgimento delle forze datoriali è positivo e il tema è centrale. Qualità e sicurezza del lavoro devono essere prioritarie”. Sul salario minimo, Confindustria invita però a valorizzare i contratti collettivi nazionali, ricordando che “in molti settori la soglia dei 9 euro è già superata” e che la nuova legge nazionale n.144 del 2025, che recepisce la direttiva europea sul salario minimo, riconosce come riferimento i contratti più applicati.

Più cauta la posizione di Confartigianato. Il segretario regionale Daniele Serra condivide gli obiettivi della legge, ma avverte che alcune norme, come quelle sui criteri di premialità negli appalti, “rischiano di penalizzare le piccole e microimprese”. Serra sottolinea inoltre che “le aziende artigiane già fanno la loro parte” e che “oltre il 50% dei costi finisce in contributi e tasse”. Per Confartigianato, eventuali norme regionali dovranno integrarsi in modo chiaro con quelle nazionali, evitando sovrapposizioni e conflitti: “Il faro deve essere quello dei contratti collettivi nazionali. La soglia del salario minimo deve derivare da lì, non essere imposta per legge”. L’associazione segnala infine l’assenza di una dotazione finanziaria, che rischierebbe di scaricare i costi esclusivamente sulle imprese.

Il promotore della legge, Alessandro Solinas, ha accolto le osservazioni emerse dal confronto. “Il salario minimo è una questione di principio, non tecnica. La norma potrà essere adattata tenendo conto delle peculiarità delle microimprese”. Quanto ai possibili costi aggiuntivi, il consigliere del M5S rassicura: “Sarà compito della Regione prevedere strumenti adeguati negli appalti pubblici, evitando ricadute sui datori di lavoro”.

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