Grande commozione a Sestu per la morte di don Onofrio Serra. Il parroco ha servito per 35 anni la comunità della chiesa di San Giorgio Martire, dove ha lasciato un segno indelebile nei cuori di diverse generazioni. Sui social sono tantissimi i pensieri d’affetto per il prete scomparso a 86 anni.
“Con don Onofrio se ne va una parte importante della nostra storia comunitaria” scrive l’ex deputato e consigliere regionale dei Riformatori, Michele Cossa. “Ha lasciato un’eredità fatta di impegno quotidiano, generosità e capacità di leggere i bisogni delle persone con la tenacia che gli era propria”.
Cossa ricorda come fu proprio don Onofrio “a introdurre a Sestu la festa dei cinquantenni, che nei decenni è diventata un momento identitario, capace di unire famiglie attorno al valore della memoria”. Così come fu sempre lui “a fare sì che le lollas di San Gemiliano fossero recuperate e protette. Ignorando le polemiche mise i cancelli, sollecitò interventi, pungolò istituzioni e privati”. Una vera e propria figura paterna: “La sua è stata una presenza forte, spesso esigente, ma sempre orientata al bene della comunità. Ognuno di noi conserva un ricordo: una parola, un gesto, un incoraggiamento, un rimbrotto sincero”.
E poi il ricordo commosso della Parrocchia di San Giorgio Martire, che ha servito per anni. “Grazie, caro Don Onofrio, per ogni sorriso, ogni consiglio, ogni Messa celebrata. Ci hai insegnato l’amore per Cristo e per il prossimo, lasciandoci un’eredità di fede e carità che non dimenticheremo”.
Dai Volontari di San Gemiliano un “immenso grazie per tutto ciò che hai saputo fare e dare alla nostra comunità parrocchiale. Continua a guidare il nostro cammino così come con determinazione e spirito di servizio hai fatto fino a oggi”.
Ma un grazie arriva anche dai gruppi folk e dall’associazione I Nuraghi. “Con la sua passione per la musica liturgica e la cura dei canti tradizionali Sestesi, ha saputo dare voce all’anima del popolo, trasformando le celebrazioni in autentici momenti di comunione spirituale. Fu sua sincera volontà invitare il gruppo a partecipare alle processioni solenni, riconoscendo in quella presenza non un gesto folcloristico, ma un segno concreto di identità e di fede condivisa”.
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