A diverse settimane dallo svolgimento del recente concorso pubblico a Cagliari, la polemica sulla legittimità e la trasparenza della prova preselettiva si intensifica. Come viene segnalato alla nostra redazione il malcontento tra i candidati è ormai diffuso e motivato da presunte violazioni delle norme che regolano i concorsi pubblici. Si stima che centinaia di partecipanti stiano valutando di presentare ricorso al Tar Sardegna.
La critica principale riguarda l’assoluta mancanza di trasparenza sul criterio di correzione. Contrariamente a quanto stabilito dal D.P.R. 487/1994, il Comune di Cagliari, come ci viene segnalato, non avrebbe reso noto preventivamente il sistema di punteggio, lasciando all’oscuro i candidati sul valore delle risposte corrette, sulle penalizzazioni per quelle errate e sul trattamento di quelle omesse. Questa omissione ha di fatto impedito ai partecipanti di calibrare una consapevole strategia di risposta, minando il principio di par condicio tra i concorrenti.
A peggiorare il quadro, la segnalazione denuncia come i test di allenamento o le simulazioni presenti sulla piattaforma “concorsoonline Cagliari” fossero fuorvianti, presentando punteggi errati che hanno generato aspettative distorte sulla prova reale. Ma le contestazioni non si fermano qui: emerge il sospetto sulla mancata estrazione casuale e verbalizzata delle prove. Ogni candidato, anche nello stesso turno, avrebbe ricevuto un set di domande completamente diverso senza che risulti agli atti né l’estrazione a sorte dei quesiti né la lettura in aula delle modalità di somministrazione, prassi che la giurisprudenza considera obbligatoria.
Infine, l’eterogeneità dei quesiti somministrati, con l’uso di fino a 4-5 versioni diverse per turno, non sarebbe stata bilanciata da alcun meccanismo di riequilibrio statistico della difficoltà, rendendo la prova intrinsecamente iniqua. Di fronte a queste gravi criticità, i candidati ritengono che l’Amministrazione comunale dovrebbe autotutelarsi immediatamente, procedendo d’ufficio all’annullamento dell’intera prova preselettiva, evitando così inutili costi legali per la collettività e restituendo dignità a una procedura che, allo stato, appare irrimediabilmente viziata.
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