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Tagli agli spettacoli dal vivo, la Sardegna e altre 6 regioni alzano la voce

Sono 7 le regioni che hanno presentato un appello al Governo dopo i recenti tagli agli spettacoli dal vivo: "La Sardegna è la più colpita"

“È necessario innalzare il livello del confronto su questo tema e intendiamo supportare i nostri operatori culturali in questa battaglia”. Lo ha detto l’assessora regionale dell’Istruzione, Ilaria Portas, che insieme ad altre 6 regioni ha presentato un appello al Governo per rivedere i tagli agli spettacoli dal vivo.

“Il Ministero ha escluso dal finanziamento triennale 2025-2027 6 progetti di danza su 9, cioè il 60%: un dato che fa della Sardegna la regione più penalizzata d’Italia” dice Portas. “Non comprendiamo le ragioni di questa decisione che mette in ginocchio un intero comparto, con sicure ripercussioni sui lavoratori del settore e sulla continuità del lavoro degli organismi”.

Oltre a Portas per la Regione Sardegna, hanno firmato il documento la Campania, l’Emilia-Romagna, la Puglia, la Toscana, l’Umbria e la Valle D’Aosta. Tutti evidenziano che con la recente pubblicazione dei decreti di assegnazione dei contributi del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo sono divenuti evidenti gli effetti del D.M. 23 dicembre 2024, n. 463, che ha ridefinito i criteri di assegnazione dei contributi ministeriali.

“Scompaiono i riferimenti a innovazione, rischio culturale e dimensione internazionale, sostituiti da logiche di mercato basate su biglietti venduti e ricavi” si legge in una nota congiunta. “Il Fondo perde così la sua natura pubblica di sostegno alla pluralità e alla sperimentazione, favorendo invece modelli più commerciali. Ne risultano penalizzate proprio le realtà più dinamiche e coraggiose, fondamentali per la vitalità culturale dei territori, soprattutto quelli più fragili e periferici”.

Citati gli esempi del Fuorimargine (Cagliari), “declassato da centro di produzione a festival”, e di Sardegna Teatro, a cui è stata “cancellata totalmente la rassegna danza con un punteggio declassato da 26 a 9”. Si tratta di “decine di enti costretti ad annullare programmazioni già avviate o in corso d’opera, lasciando senza lavoro centinaia di professionisti e professioniste della cultura e centinaia di spettatori privati della possibilità di fruire liberamente di programmi culturali di qualità”.

Le regioni chiedono quindi: “l’azzeramento e la ricostituzione delle Commissioni teatro e multidisciplinare, con un bilanciamento tra competenze tecniche e rappresentanza istituzionale”; “che le istanze di riesame previste dal Decreto Direttoriale n. 691 del 19 giugno 2025, attuativo del D.M. 463/2024, siano affrontate con la massima attenzione, serietà e trasparenza; “l’apertura di un tavolo di confronto reale e istituzionalmente riconosciuto per ridefinire i parametri di valutazione del FNSV, evitando soluzioni unilaterali come l’istituzione di gruppi tecnici non concertati e non rappresentativi”.

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