Nella notte tra il 9 e il 10 maggio, l’ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari si illumina di viola, il colore simbolo del Lupus Eritematoso Sistemico (Les), in occasione della Giornata Mondiale del Lupus. L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa patologia autoimmune che in Sardegna ha una diffusione superiore alla media nazionale, con circa 1.600 pazienti e una prevalenza di un caso ogni mille abitanti.
Un ruolo centrale nella diagnosi e nella cura del Lupus in Sardegna è svolto dalla Reumatologia del Policlinico Duilio Casula, guidata dal professor Alberto Cauli. “Negli ultimi anni – spiega Cauli – le terapie si sono evolute in modo significativo, con l’introduzione di due nuovi farmaci approvati a livello europeo e nazionale. Sono disponibili anche nel nostro centro e hanno migliorato notevolmente la prognosi e la qualità della vita dei pazienti”.
La malattia colpisce soprattutto le donne tra i 15 e i 45 anni, con una prevalenza circa nove volte maggiore rispetto agli uomini. Tuttavia, come sottolinea Cauli, il Les non compromette la fertilità, anche se le gravidanze devono essere accuratamente pianificate durante i periodi di remissione e seguite in sinergia tra Reumatologia e Ostetricia-Ginecologia, proprio come accade al Policlinico.
Sebbene si ipotizzi una predisposizione genetica, il Lupus non è considerato ereditario. Le cause restano in gran parte sconosciute, ma si ritiene che siano coinvolti fattori genetici, ambientali e ormonali. La diagnosi risulta complessa, data la varietà dei sintomi e la loro sovrapposizione con altre malattie. I medici ricorrono a test come gli anticorpi antinucleo (Ana), analisi delle urine e, in alcuni casi, biopsie per ottenere un quadro clinico chiaro.
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