È morto Graziano Mesina: aveva 83 anni e si è spento in un letto dell’ospedale San Paolo di Milano, dove era stato ricoverato per l’aggravarsi di una grave malattia.
Una vita molto complessa, a tratti spericolata, ammantata spesso dalla leggenda delle sue imprese criminali. Era detenuto nel carcere di Opera dopo una nuova condanna e una ennesima latitanza, anche ad una età avanzata, come se le forze fossero ancora quelle di un tempo.
“Gratzianeddu” è stato il simbolo del banditismo sardo. L’ex primula rossa ha rappresentato un’epoca e una storia che ancora oggi lega la Sardegna alle sortite criminali.
La vita di Graziano Mesina
Era nato il il 4 aprile del 1942 ad Orgosolo. Penultimo di dieci figli. La sua “carriera” iniziò presto: a 14 anni venne arrestato per porto abusivo d’armi.
Da qui però iniziano le evasioni: su 22 tentativi riuscì a scappare 10 volte. Particolari due occasioni: nel 1962, durante un trasferimento, si lanciò da un treno in corsa. I militari lo riacciuffarono dopo un lungo inseguimento. Nel 1985 invece approfittò di un permesso di 12 ore per darsi alla macchia. Motivi sentimentali, si disse. Venne arrestato di nuovo una settimana dopo.
Tanti i periodi di latitanza e gli arresti. Diversi i motivi: dai sequestri di persona ai delitti, fino al traffico internazionale di droga. Quest’ultimo affare lo porta ad una condanna di 30 anni e ad una nuova latitanza di un anno, avvenuta tra il 2020 e il 2021, fino alla cattura avvenuta a Desulo in piena pandemia.
Nel 1992 venne coinvolto come mediatore nella liberazione del piccolo Farouk Kassam. Trattò coi sequestratori e il bambino tornò a casa dopo cinque mesi.
Nel 2004, invece, in seguito a diversi appelli e alla proposta dell’allora Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ricevette la grazia dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Iniziò una nuova vita come guida turistica in Barbagia, andò nelle scuole a raccontare la sua storia. Ma nel 2013 il nuovo arresto. La condanna. La latitanza e la nuova cattura. I Ros lo trovarono seguendo i suoi complici: viveva senza tv e cellulare. Diversi i medicinali con cui si curava, in uno zainetto nascondeva 6mila euro in contanti.
In questi anni venne spesso rigettata la richiesta di domiciliari, in seguito alle sue condizioni precarie di salute. Solo l’11 aprile 2025 è stato scarcerato: la malattia stava galoppando.
Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it
