Emozionato, felice ma anche posato: è Fabio Pisacane, allenatore del Cagliari Primavera che ha conquistato nel pomeriggio la prima Coppa Italia della sua storia. Decisivo il 3-0 inflitto al Milan all’Arena Civica ‘Gianni Brera’ di Milano.
Il tecnico rossoblù ha espresso in conferenza stampa post partita tutto il suo entusiasmo per un successo storico che verrà ricordato. Il coronamento di un lavoro che parte da lontano e che sta dando molte soddisfazioni.
La partita perfetta. “Sono felice, inutile nasconderlo. Dicono che la felicità duri pochi attimi: me lo godo come mi sono goduto questi giorni a Milano per preparare la partita. E’ doveroso da parte mia a nome dei ragazzi e di tutto lo staff ringraziare le persone che sono venute fino a qui per accompagnarci in questo trionfo. Oggi vedere una squadra di piccoli essere seguiti con tantissimo amore, è qualcosa che poi ci dice sempre cosa questi tifosi vogliono raggiungere. La prima cosa che voglio fare è ringraziarli. Per me la perfezione non esiste, anche dopo un trionfo. Ci deve spingere ad andare sempre oltre l’ostacolo. Se avessimo raggiunto la perfezione, domani smetterei. Dobbiamo lavorare per raggiungere la perfezione, anche se quella perfezione non esiste. Ho costruito una carriera tenendo i piedi per terra e un profilo basso. Non potevo dirlo stasera ai ragazzi ma da domani pensiamo alla Juve”.
Tutti danno il massimo per il compagno. “Ho sempre detto ai ragazzi che da soli non si va da nessuna parte. Li ho sempre pregati di mettere l’io da parte. Gli ho sempre fatto capire che dentro lo spogliatoio dovesse regnare il noi. I ragazzi mi hanno capito e mi hanno seguito, oggi è stata la dimostrazione. Ho cercato sempre con coerenza e coscienza di dire le cose come stavano. Questa è una vittoria che parte da lontano, parte da Genova dove abbiamo fatto una vittoria difficilissima e l’abbiamo resa facile”.
Squadra a immagine e somiglianza di Pisacane. “Penso che poi alla fine quando un allenatore inizia a fare questo mestiere sa che sempre alla luce delle cose che sono state dette negli anni, se c’è una qualità che mi è stato detto di avere è la curiosità. Ho sempre cercato di apprendere tutto da tutti e la cosa che ho cercato di più è capire da quale base deve partire un allenatore. Sicuramente c’è tantissimo di allenatori che ho avuto”.
Quanto è importante lavorare per raggiungere gli obiettivi. “Profilo basso sì, rispetto per tutto ma paura di nessuno, lo dico sempre ai ragazzi. Ma penso poi non ci sia cosa più bella di lavorare per vincere trofei. Sognavo di farlo, ma non mi aspettavo di riuscirci così presto. Essere arrivato in Serie A da calciatore per me è come aver vinto un mondiale. Ci sono riuscito per il carattere, la voglia di non mollare mai. Oggi cerco di fare questo con i ragazzi. Dedico la vittoria a mio figlio Andrea e alla mia famiglia”.
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