In Evidenza Dalia Kaddari: “Voglio che Los Angeles sia la mia Olimpiade”

Dalia Kaddari: “Voglio che Los Angeles sia la mia Olimpiade”

La gioia per la laurea in criminologia e poi la partenza, verso Roma, per preparare le prossime gare della stagione: una lunga intervista tra passato, presente e futuro della velocista di Quartu

(Foto credit: Dalia Kaddari)

Pochi giorni fa, Dalia Kaddari stava festeggiando la laurea in Criminologia. Corona d’alloro sui capelli. La gioia di familiari, amici e fidanzato. Sullo sfondo la passeggiata del porto di Cagliari, i sorrisi regalati alla vita, l’emozione di una di tante prime volte.

Oggi la velocista di Quartu Sant’Elena, esponente del corpo della Polizia di Stato, si trova invece a Roma. La vita corre, come gli allenamenti e le gare che l’aspettano. Come una nuova stagione sportiva, che darà il via alla lunga rincorsa verso le Olimpiadi di Los Angeles 2028.

Per Dalia Kaddari saranno le Olimpiadi della maturità, dopo le esperienze di Tokyo e Parigi. Senza pressione, ma con la solidità fisica e mentale necessaria per cogliere gli obiettivi che sogna da tempo.

Come ci si sente ad essere fresca di laurea? Che percorso è stato quello di criminologia?

Sono davvero felice di aver conseguito la laurea, soprattutto perché sono riuscita a conciliare studio e sport, due aspetti della mia vita che per me sono molto importanti. Il percorso di criminologia è stato stimolante e impegnativo, con molte sfide, ma anche molto gratificante. Ho imparato a gestire il tempo in modo molto efficiente per poter dare il meglio in entrambe le aree. Conciliare la carriera sportiva con lo studio non è mai facile, ma credo che sia fondamentale avere un piano per il futuro, considerando che la carriera di un’atleta professionista ha una durata limitata.

C’è un motivo scatenante che ti ha spinto a scegliere quel corso di laurea? E come hai conciliato studio e sport/lavoro?

Ho scelto il corso in criminologia perché il mondo del crimine mi ha sempre affascinato. Mi ha sempre incuriosito cercare di capire cosa spinge una persona a compiere atti devianti e come le diverse condizioni sociali, psicologiche e ambientali possano giocare un ruolo fondamentale in questi comportamenti. Inoltre, faccio parte del corpo della polizia di Stato, e questa scelta di carriera ha rafforzato la mia motivazione per il mio futuro.

Se riguardi la te bambina, quali erano i tuoi sogni? Cosa ti sarebbe piaciuto fare?

Se ripenso alla mia infanzia, non avrei mai immaginato di vivere una vita così ricca di emozioni e sfide. Da bambina, il mio sogno era diventare parrucchiera, una professione che mi affascinava moltissimo.

Il mondo dell’atletica italiana è cresciuto parecchio negli ultimi anni. Complici le vittorie, ma non solo. A che punto della tua carriera sei?

Il mondo dell’atletica italiana ha davvero fatto un balzo enorme negli ultimi anni, e lo si deve dalle imprese straordinarie dei nostri compagni a partire da Tokyo. Atleti come Jacobs e Tamberi non sono solo simboli di successo, ma incarnano una mentalità che ci spinge a credere in noi stessi e a non fermarci mai. A 24 anni, sento di essere solo all’inizio di un cammino che ho ancora tanto da percorrere. Ogni sogno è alla portata di chi è disposto a lottare per realizzarlo.

Le donne si stanno affacciando piano piano ad alti livelli, lo dimostrano i recenti risultati indoor e quelli delle Olimpiadi. Cosa rappresentano per te questi 3 anni e mezzo in vista di Los Angeles?

Assolutamente, le donne stanno davvero emergendo sempre di più nel mondo dell’atletica, e lo dimostrano le imprese straordinarie di atlete come Zaynab Dosso, mia compagna di staffetta. Per me questi tre anni e mezzo in vista di Los Angeles rappresentano soprattutto consapevolezza. Ho già avuto l’opportunità di partecipare a due Olimpiadi, Tokyo e Parigi. La prima è stata un’emozione unica, la gioia della prima partecipazione. A Parigi, purtroppo, sono stata sfortunata, con un infortunio a un mese dalle Olimpiadi, ma questo mi ha insegnato tanto. Ora, con Los Angeles nel mirino, voglio che sia la mia Olimpiade. Voglio che rappresenti la mia crescita, la mia forza e la mia vera essenza come sportiva. La terza volta non si sbaglia, ed è il momento di dimostrare chi sono davvero.

Il passato non si cambia. Ma c’è qualcosa che, guardando indietro, avresti voluto cambiare? O che semplicemente andasse in maniera diversa?

Assolutamente no, credo fermamente che tutto accada per un motivo. Ogni esperienza, positiva o negativa, mi ha insegnato qualcosa di importante e mi ha permesso di crescere, sia come persona che come atleta. Non ho mai avuto rimpianti, perché ogni passo del mio cammino mi ha portato a essere la donna che sono oggi, e non cambierei nulla.

⁠Di recente, hai detto in una intervista che non ti poni limiti, sportivamente parlando. Ma c’è qualcosa, un tarlo, un obiettivo che vorresti raggiungere?

Correre una finale olimpica sarebbe una grande soddisfazione, il culmine di anni di sacrifici e lavoro. Significherebbe competere con le 8 o 9 migliori al mondo, un’esperienza che ogni atleta sognerebbe. Mi piace sognare in grande, ma con i piedi per terra. Credo che sognare basso voglia dire avere obiettivi concreti, che si possono realmente raggiungere con il giusto impegno.

⁠Il tuo rapporto d’amore con Simone Aresti è venuto alla luce e le persone sono molto “attente” e felici nel vedervi insieme. Quanto ti fa piacere la positività che c’è attorno a voi?

Mi fa davvero piacere vedere che le persone ci sostengono, non solo per quello che facciamo sul campo, ma anche nella nostra vita privata. Questo significa che, in qualche modo, riusciamo a trasmettere positività e sincerità, e questo è qualcosa che apprezziamo molto.

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