Il 4 marzo segna il settimo anniversario della scomparsa di Davide Astori, ex difensore del Cagliari e capitano della Fiorentina, la cui tragica morte nel 2018 ha lasciato un segno profondo nel mondo del calcio. Non solo un calciatore di qualità e un leader dello spogliatoio, ma soprattutto un uomo apprezzato per la sua umanità e il suo spirito di squadra.
Astori fu trovato senza vita nella sua stanza d’albergo a Udine, poche ore prima della partita Udinese-Fiorentina. La causa della morte fu un’aritmia ventricolare maligna, legata a una patologia cardiaca mai diagnosticata.
La mattina del 4 marzo 2018, il suo mancato arrivo a colazione insospettì i compagni, che corsero a controllare nella sua stanza. Il capitano viola, a soli 31 anni, si era spento nel sonno. La tragedia fu devastante per la compagna Francesca Fioretti e la loro figlia Vittoria, di appena due anni, così come per tutta la squadra, che trovò forza nell’allora allenatore Stefano Pioli per affrontare il dolore.
Il lutto si estese ben oltre Firenze. La Serie A sospese l’intera giornata di campionato e ai funerali, a Firenze, si riversarono migliaia di persone. Quel giorno fu presente anche una delegazione del Cagliari Calcio e numerosi ex compagni del periodo rossoblù.
Nato nel 1987 a San Giovanni Bianco, in provincia di Bergamo, Astori mosse i primi passi in Serie A al Cagliari, dove rimase per sei stagioni di alto livello, prima di passare alla Roma e poi alla Fiorentina, diventandone il capitano.
A sette anni dalla sua scomparsa, il suo ricordo è più vivo che mai. La sua maglia numero 13 è stata ritirata da Fiorentina e Cagliari.
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