Notizie Cultura Carnevale in Sardegna, una festa dal sapore arcaico unica nel suo genere

Carnevale in Sardegna, una festa dal sapore arcaico unica nel suo genere

Le maschere tradizionali del Carnevale sardo raccontano tutta un'altra storia rispetto alla festa scanzonata che si celebra nel resto d'Italia

Tra le più affascinanti tradizioni della Sardegna, il Carnevale occupa un posto di rilievo con i suoi riti antichi e le maschere iconiche, legate a credenze pagane e alla cultura agro-pastorale dell’isola.

Il Carnevale sardo prende ufficialmente il via con la festa del Fuoco di Sant’Antonio, celebrata tra il 16 e il 17 gennaio, quando nelle piazze di numerosi centri vengono accesi falò dedicati al santo. Un’altra data significativa è il 2 febbraio, giorno della Candelora, durante il quale si rinnovano tradizioni legate alle maschere e ai riti carnevaleschi.

Le maschere tipiche del Carnevale sardo sono spesso ispirate a figure antropomorfe o ad animali, caratterizzandosi con dei tratti che possono apparire “minacciosi”, molto differenti dal tenore allegro del Carnevale che si celebra in Italia. Questo perché la loro origine affonda le radici nei culti preistorici, dove erano protagoniste di riti propiziatori per la fertilità e la pastorizia.

Tra le più celebri, anche oltre i confini dell’Isola, ci sono senza dubbio i Mamuthones e gli Issohadores di Mamoiada: i primi vestono una maschera di legno nera e un corpetto di pelle di pecora con campanacci sulla schiena, mentre i secondi, con coprivolto bianco e giacca rossa, si ispirano alle maschere spagnole. A Samugheo spicca la variante del Mamutzone, caratterizzato da una pelle di capra, campanacci e un copricapo in sughero con corna caprine.

Nel Carnevale di Ottana spiccano altre maschere molto note, Boes e Merdules, simboli del contrasto tra uomo e bestia, con le loro maschere di legno artigianali. Unica maschera femminile del folklore sardo, sempre a Ottana, è Sa Filonzana, rappresentazione della Parca intenta a filare il destino umano. A Oristano la maschera di Su Componidori, cavaliere mascherato che guida la corsa equestre della Sartiglia.

Tra le altre, a Lula domina la figura del Su Battileddu, con pelli scure e corna di caprone. A Orani troviamo Su Bundu, con volto rosso e corna bovine. Ci sono poi S’Urtzu e Sos Colonganos ad Austis, Sos Tamburinos a Gavoi, Urthos e Buttudus a Fonni, Su Maimone di Ulassai, Sos Corriolos di Neoneli e Sa Maschera a Gattu di Sarule, citata anche da Grazia Deledda nel romanzo “Elias Portolu”.

S’Orku Foresu è invece la maschera zoomorfa che gli anziani di Sestu ricordano nelle parodie carnevalesche antecedenti la Grande Guerra, mentre a Sinnai c’è la rappresentazione de Is Cerbus, con origini precristiane.

Il Carnevale in Sardegna dunque non è solo una festa con coriandoli e trombette, ma un viaggio nelle radici più profonde della cultura isolana.

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