Solo lo 0,3% dei cagliaritani usa la bici, eppure in città gli investimenti sulle piste ciclabili non sono mancati. Questo il nocciolo della polemica sollevata dall’ex assessore Ettore Businco, che punta il dito sui progetti realizzati negli ultimi 14 anni.

Businco prova a cercare le cause di un tale insuccesso. “Le piste cagliaritane sono disegnate male, prive di collegamento con una rete ciclabile, in strade strette” spiega. “Sembrano realizzate non per offrire maggiori opportunità di transito ai ciclisti, ma solo per restringere lo spazio utile al transito delle autovetture o per eliminare posti auto. La rete ciclabile va invece sviluppata con criterio, dove la sede stradale lo consente e utilizzando anche le corsie riservate agli autobus”.

E ancora: “Le piste cagliaritane sono pericolose. Perché per lo più tracciate contigue ad autoveicoli parcheggiati in linea o a spina, mettendo così a rischio l’incolumità dei ciclisti in ipotesi di apertura maldestra di sportelli o di invasione di un veicolo in fase di parcheggio”.

“Le piste ciclabili sono spezzettate da decine e decine di interruzioni (passi carrabili, fermate di autobus, incroci, ecc.). Quella di via Is Mirrionis, in particolare, una delle peggio riuscite, presenta oltre 60 interruzioni in circa 600 metri”.

“Il Codice della strada impone ai ciclisti di utilizzare la pista ciclabile qualora presente, e qui si verifica il corto circuito: un ciclista che non se la sente di usare una pista ciclabile perché la ritiene pericolosa, non può andare a pedalare nella adiacente viabilità promiscua a pena di essere sanzionato”.

Businco conclude: “Alla luce di quanto appena detto, si sta verificando a Cagliari il seguente paradosso: lo sviluppo della rete ciclabile è inversamente proporzionale al numero di ciclisti in città. Ovvero, più piste ciclabili realizzo, meno ciclisti registro“.

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