La Corte costituzionale si esprimerà entro 30 giorni sulla presunta illegittimità della legge regionale 5/2024, ovvero la cosiddetta “moratoria”. La normativa, approvata nel luglio 2024, aveva previsto un blocco di 18 mesi per la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile in Sardegna. Sebbene la legge sia stata successivamente abrogata con l’introduzione della legge 20/2024, che recepisce il decreto ministeriale di Gilberto Pichetto Fratin sulle aree idonee per le energie rinnovabili, la Corte è comunque tenuta a esprimersi sulla questione.

La prima udienza pubblica si è svolta oggi sotto la presidenza di Giovanni Amoroso. Durante il dibattimento, la Corte ha deciso di escludere dal procedimento le istanze presentate da interessi privati, come nel caso di RWE Renewables Italia, che aveva diffidato il Consiglio regionale dal procedere con il voto sulla legge.

Come riportato dall’Ansa, l’avvocato della Presidenza del Consiglio dei ministri ha sostenuto “che, sebbene transitoria, deroga rispetto alla disciplina statale” e introduce “un divieto valevole sull’intero territorio regionale che confligge con il principio di massima diffusione delle fonti di energia rinnovabili”. Oltre al fatto che il “divieto provoca un danno a carico dell’operatore che, nelle more del compimento delle procedure per l’ottenimento dei titoli abilitativi, ha già sostenuto costi tecnici e amministrativi ingenti”.

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