Lo definisce un “macello” il segretario regionale Sappe della Sardegna, Luca Fais. La situazione al carcere di Uta è fuori controllo e il sindacato denuncia l’ennesimo atto di violenza. “Non vi sono più le condizioni di lavoro adeguate di sicurezza” tuona Fais, che rivolge un appello alle istituzioni. “Serve un intervento di sfollamento dei detenuti”.
A far scatenare ancora una volta l’ira del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, l’ennesimo atto incendiario, commesso da un detenuto, a seguito del quale il personale è dovuto ricorrere alle cure sanitarie. Fais spiega che “nella serata di ieri alle ore 22, un detenuto straniero proveniente da Roma Rebibbia, già resosi responsabile di aver provocato un incendio nella Sezione Isolamento alcuni giorni fa dove erano rimasti coinvolti alcune decine di poliziotti intossicati e ricoverati in ospedale, ha ripetuto nuovamente lo stesso gesto appiccando un incendio. L’intervento del personale ha evitato che la situazione generasse in peggio, in quanto l’uomo minacciava il personale e chiunque si avvicinasse alla sua persona con un cavo elettrico”.
A farne le spese due poliziotti che “hanno dovuto ricorrere alle cure mediche”. Al sovraffollamento con “oltre 760 detenuti presenti su una capienza massima tollerabile di 500”, si aggiunge inoltre che “sono presenti diversi detenuti facinorosi stranieri che continuano a destabilizzare l’ordine e la sicurezza dell’istituto”.
Il segretario del Sappe conclude la sua denuncia rimarcando che “la Casa circondariale di Cagliari è l’unica in regione dove continuano a trasferire detenuti dal resto della penisola, continuando a rendere sempre più ingestibile la struttura. Riteniamo che non bisogna più attendere ma occorre agire nella direzione di un urgente sfollamento della struttura poiché non è tollerabile ed accettabile le condizioni di lavoro basate in aggressioni e oltraggio che quotidianamente subiscono i poliziotti di Uta”.
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