Più che un sassolino dalla scarpa, l’ex governatore Christian Solinas tira fuori un macigno. Il segretario del Partito Sardo d’Azione attacca duramente sui social la presidente della Regione Alessandra Todde, su cui negli ultimi giorni si è abbattuta la mannaia del Collegio di garanzia elettorale con la decadenza.
“Ci troviamo di fronte ad un pasticcio senza precedenti” l’incipit del lungo post di Solinas. “Il pasticcio è talmente grave che è divenuto un caso anche aldilà del mare, entrato dirompentemente nell’agenda politica, giuridica e accademica italiana”.
Solinas entra poi nel merito. “La Commissione Elettorale di Garanzia, composta per 4/7 da integerrimi e qualificati magistrati e per i restanti 3/7 da specchiati professionisti e docenti universitari ha applicato una legge ben nota a chiunque faccia politica e si è pronunciata in via definitiva, dopo aver garantito un contraddittorio e l’opportunità di chiarire le contestazioni mosse”.
“Colpisce che un partito come il M5s ed i suoi esponenti, si stracci le vesti per dire che il pronunciamento della Commissione non è definitivo, che sarà impugnato nelle sedi opportune, che si continua e si va avanti come se niente fosse. Ed ancora più grave che su questo fronte arruoli militanti del libero foro e dell’Accademia che finiscono col mancare di rispetto ad una Commissione Elettorale di Garanzia prevista proprio come baluardo di garanzia della legalità dalla norma istitutiva e di essa assolutamente rispettosa con affermazioni gravi quali “La decadenza della Todde non è giustificata”; “Non si può chiedere la decadenza per un brufolino”; “Un provvedimento folle, incomprensibile”. Ma dove è la coerenza? Dove la dignità? A parti invertite il M5s avrebbe invocato l’immediata presa d’atto dell’Ordinanza, il suo rispetto e chiesto ai decaduti (Presidente e Consiglio) di trarne immediatamente le conseguenze non accedendo neppure più alle sedi istituzionali fin da subito. Il sottoscritto è stato più volte oggetto e ben conosce la veemenza e i metodi pentastellati”.
Poi la stoccata a Desirè Manca: “Ma davvero l’urlatrice turritana pensa di risolvere mediaticamente la questione evocando complotti e macchinazioni politici di non meglio precisati poteri, che sono stati invece la costante del suo agire per anni? Oggi il M5s pretende per sé il garantismo negato costantemente a tutti gli altri e dimostra la sua vera natura e l’attitudine alla doppia morale ed al “doppiopesismo” che sempre lo ha contraddistinto. Come già accaduto con l’irrispettoso rifiuto di dare seguito alle centinaia di migliaia di firme raccolte per la legge Pratobello“.
Per Solinas la vicenda “sgretola definitivamente la narrazione autoreferenziale dell’asserito primato della competenza, delle capacità e della legalità loro e della Presidente Todde rispetto al passato”. Infatti per l’ex presidente “verrebbe da chiedersi come chi non è stato in grado di gestire dei meri adempimenti burocratici previsti per una regolare candidatura alle elezioni da una legge che si applica da trent’anni possa vantare la competenza di governare la complessità dell’Amministrazione regionale sarda”.
Inoltre, “se fosse confermato il tentativo di aggirare i rilievi della Commissione Elettorale di garanzia con la commistione tra finanziamenti e spese del candidato, del Partito e delle liste del Movimento, con ampie zone grigie, e la difformità tra spese realmente effettuate e dichiarate, ci troveremmo di fronte a metodi degni di un goldoniano Truffaldino. Ed anche in questo caso parrebbe lecito domandarsi se questi stessi metodi non siano applicati nel governo del quotidiano, nei tanti procedimenti amministrativi in capo alla Regione a guida pentastellata”.
Riguardo all’aspetto tecnico della vicenda, Solinas spiega: “La mancata designazione del mandatario elettorale e la conseguente impossibilità di ricevere e spendere fondi e tanto meno di certificarne la regolarità è sanzionata con la decadenza ope legis. A nulla vale sostenere che sia sanzionata la mancata presentazione del rendiconto mentre un rendiconto la Todde lo avrebbe presentato a sua firma. Infatti, tale documento non ha alcun valore in quanto la norma prescrive il deposito di un rendiconto nelle forme di legge e cioè redatto e sottoscritto da un mandatario elettorale. In questo caso, non essendo stato nominato per tempo il mandatario, non è in alcun modo sanabile ipso iure – a posteriori – la presentazione nei termini di un valido rendiconto”.
“In questo caso specifico, la legge prevede puntualmente che la Commissione Elettorale di Garanzia accerti “in modo definitivo” la violazione. Tale accertamento determina la decadenza e non è impugnabile ulteriormente altrove. La norma prevede infatti che siano impugnabili solo le sanzioni pecuniarie. Peraltro, essendo pacificamente esclusa da una giurisprudenza costante – al contrario di quanto accade per Camera e Senato – l’autodichia in capo al Consiglio regionale, il Presidente dell’Assemblea sarda non potrà che comunicare all’Aula quanto prima la presa d’atto della decadenza. In quello stesso momento, in forza del principio del “simul stabunt aut simul cadent” introdotto con l’elezione diretta, si determinerà la decadenza automatica dell’intero Consiglio Regionale”.
In conclusione, per Solinas, rimane un dato: “il dilettantismo, l’approssimazione e l’incompetenza di una Presidente, del suo staff raccogliticcio e del M5S condannano la Sardegna ad un caos istituzionale senza precedenti nella storia autonomistica“. Per il leader del Psd’Az è dunque necessario andare a “nuove elezioni senza inutili dilazioni“.
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