Santo Stefano in Sardegna, ma in generale in tutte le parti del mondo in cui si celebra, garantisce sempre quel giorno di riposo fondamentale per riprendersi dalle ‘abbuffate’ del Natale.
Sebbene egli sia uno dei santi più importanti per la Chiesa, poiché fu il primo martire, la prima celebrazione della sua festa in Italia avvenne nel 1947 semplicemente per allungare la pausa natalizia.
Tuttavia, la sua vicenda e molte delle storie che ruotano attorno al santo sono ricoperte dal mistero e uno di questi riguarda la Sardegna.
In primo luogo, osservando un carta delle Chiese dell’isola si può notare come quelle dedicate al protomartire si trovino prevalentemente nel sassarese. Ed è proprio qui che cade l’attenzione di un occhio più attento, precisamente a Oschiri.
Davanti alla chiesa di Santo Stefano, situata in un’area campestre a circa 2 Km dal paese, si trova l’altare omonimo che ancora oggi rappresenta uno dei più grandi misteri archeologici della Sardegna.
I dati pressoché certi dell’edificazione della chiesetta, che sarebbe avvenuta nel 1492 mentre sarebbe stata consacrata nel 1504, si scontrano con la mancanza di informazioni relative all’altare.
Tale sito, infatti, è stato fin dai tempi antichi un luogo di forte spiritualità e sono stati rinvenuti oggetti relativi a culti precristiani. Ne danno testimonianza le domus de janas e i resti di un tempio nuragico.
A prima vista, invece, si notano degli incavi di diverse forme geometriche all’interno dell’altare, alcuni dei quali sono stati circondati da coppelle. Sopra alcuni sono state scolpite delle croci, evidentemente cristiane, ma è difficile stabilire quando ciò sia effettivamente avvenuto.
La mancanza di studi sufficienti sul sito non ha permesso di giungere ad un’interpretazione concorde sul vero significato dell’altare e sulla sua storia. Per questo motivo, il complesso resta uno dei più grandi misteri dell’archeologia sarda.
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