L’associazione “Schierarsi-Piazza di Cagliari” legata all’ex 5 Stelle Alessandro Di Battista ha presentato un esposto alla Procura di Cagliari contro Mario Carboni, presidente dell’associazione Chenabura – Sardos Pro Israele.
Carboni aveva scritto un post sui social che aveva scatenato parecchie polemiche. “Gaza merita di essere rasa al suolo come i sovietici fecero con la Berlino di Hitler. La popolazione di Gaza è stata complice attiva e lo è ancora e continua a coprire i combattenti di Hamas e probabilmente custodisce molti prigionieri nelle loro case o fungono da vivandieri. Certamente non parlano e non lo fanno per paura ma perché sono solidali col pensiero e azione antisemita di Hamas: non solo per 20 anni d’indottrinamento, ma perché sono islamisti sino al midollo”.
Le dichiarazioni avevano suscitato lo sdegno del mondo politico e sociale sardo. A tal punto che Carboni aveva dovuto rassegnare le dimissioni da presidente dell’associazione Chenabura. Dimissioni poi respinte.
“Un post scritto di fretta non può essere strumentalizzato per attaccare un’associazione culturale bipartisan dove si esprimono tutti i pensieri politici, anche quelli pacifisti. Strumentalizzare un post scritto in fretta ci sembra un atto politico che nasce da un profondo antisemitismo” aveva spiegato.
L’associazione “Schierarsi-Piazza di Cagliari” non ha creduto alle dichiarazioni di Carboni ed è andata avanti, arrivando in Procura.
“La retorica del presidente, che accusa l’intera popolazione di Gaza di complicità e la dipinge come meritevole di annientamento, non solo ignora le sofferenze di migliaia di innocenti, ma alimenta un clima di odio e divisione che non può in alcun modo essere tollerato” scrivono in una nota.
E aggiungono di non credere alla giustificazione del post scritto di fretta. “Il presidente ha tentato una maldestra retromarcia giustificando come un errore dovuto alla fretta. Tuttavia, sottolineiamo che la fretta può causare errori grammaticali, non dichiarazioni di odio e minacce verso il popolo palestinese“.
Ora starà alla Procura sia valutare se le frasi di Carboni costituiscano una ipotesi di reato per istigazione all’odio. L’associazione ha anche chiesto alla Regione Sardegna la revoca del finanziamento annuale di 100 mila euro.
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