Questa mattina in Corte d’assise d’appello a Cagliari si è tenuta una nuova parte del processo nei confronti di Alba Veronica Puddu, dottoressa di 53 anni di Tertenia che in primo grado era stata condannata all’ergastolo per omicidio volontario aggravato, circonvenzione di incapace e truffa.

La donna infatti avrebbe utilizzato delle terapie non tradizionali per la cura dei tumori.

I due legali della difesa hanno chiesto l’assoluzione della loro assistita, complice la parziale infermità mentale che le è stata riconosciuta dal perito della Corte: “Non c’è nesso causale tra la condotta della dottoressa Puddu e la morte di uno dei pazienti – ha spiegato Aste, uno dei legali – quindi non riconosciamo il dolo eventuale contestato: la dottoressa Puddu non ha accettato il rischio che il suo paziente potesse morire, lei lo voleva curare“.

Le parti civili invece si sono associate alla richiesta di condanna a 18 anni formulata dal Pg Luigi Patronaggio. I legali hanno chiesto anche la conferma dei danni già riconosciuti con una provvisionale dalla sentenza di primo grado. Si tornerà in aula il 10 gennaio 2025 per eventuali repliche e per la sentenza.

La perizia psichiatrica disposta dalla Corte e affidata al professor Elvezio Pilfo aveva stabilito la parziale incapacità di intendere e di volere dell’imputata ritenendola però “socialmente pericolosa e non in grado di esercitare la professione medica”.

Pertanto, al termine della requisitoria, il Pg aveva riconosciuto le attenuanti generiche, il dolo eventuale e non il dolo diretto, ovvero: la dottoressa non avrebbe messo in atto la sua condotta perché voleva la morte dei pazienti ma ne ha accettato il rischio.

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