L’uso illecito di fondi della Santa Sede da parte del cardinale Angelo Becciu c’è stato anche se non c’era “finalità di lucro”. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza (819 depositate dal Tribunale vaticano) che lo ha condannato per peculato.
“Il tema centrale resta uno ed uno soltanto: la illiceità della donazione, in quanto effettuata a favore di propri congiunti e quindi in violazione delle già citate norme dell’ordinamento con conseguente uso illecito delle somme di cui il pubblico ufficiale dispone” si legge nelle motivazioni.
“La responsabilità di quest’ultimo non può essere messa in discussione neppure in ragione di un ulteriore argomento che egli ha invece inteso valorizzare in più circostanze: la rivendicata assenza di utilità in capo a Becciu. L’argomento può forse avere una sua rilevanza in una dimensione metaprocessuale (tanto da aver trovato risalto anche sul piano mediatico), ma sotto il profilo squisitamente giuridico (che è l’unico scrutinabile in questa sede) perde del tutto significato perché la finalità di lucro è del tutto estranea alla fattispecie di peculato prevista dall’ordinamento vaticano”.
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