Ancora benzina sul fuoco nei rapporti tesissimi tra la Regione Sardegna e il Governo nazionale. Il Consiglio dei Ministri ha infatti deciso di impugnare alla Corte costituzionale la legge regionale approvata a giugno che consentirebbe ai medici in pensione di tornare in servizio per offrire un servizio alla popolazione rimasta senza assistenza primaria.
La decisione dell’esecutivo Meloni, che ha valutato il provvedimento come oltre i limiti dei poteri consentiti alle Regioni, ha fatto infuriare la Giunta Todde. “Una misura nata per coprire un’emergenza conclamata e grave, con carenze di medici di medicina generale per migliaia di abitanti in alcuni territori” dice l’assessore Armando Bartolazzi. “L’impugnazione appare tanto più incomprensibile in quanto il reclutamento dei professionisti in pensione è previsto esclusivamente su base volontaria. In questo modo il Governo lede il diritto alla salute dei cittadini sardi, soprattutto di quelli risiedenti nelle aree più svantaggiate della nostra Isola”.
Gli fa eco sui social la governatrice Alessandra Todde: “La Regione Sardegna paga interamente per la propria sanità. Ma nonostante questo il Governo dice che abbiamo ecceduto nelle nostre competenze”.
Rabbia anche dai parlamentari di centrosinistra. “Questa decisione del Governo rappresenta un tentativo di restringere l’autonomia sarda in materia di tutela della salute che è una competenza che spetta alla Regione” scrivono in una nota i 5 Stelle sardi Ettore Licheri, Sabrina Licheri, Emiliano Fenu e Susanna Cherchi. “La decisione del Governo appare incomprensibile e contraddittoria” dice invece il dem Marco Meloni. “Dal 2007 la nostra Regione si fa integralmente carico del fabbisogno sanitario sul proprio territorio, senza gravare sul bilancio dello Stato”.
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