“Pare si stessero separando anche se abitavano ancora sotto lo stesso tetto”. Questa la testimonianza raccolta dal Corriere della Sera da parte di un conoscente della famiglia Gleboni, dove il papà Roberto ha aperto il fuoco contro moglie e figli uccidendo anche un vicino di casa.
Gli inquirenti, coordinati dai sostituti procuratori Riccardo Belfiori e Sandra Piccicuto, stanno indagando sul movente che ha spinto il 52enne a compiere la strage e al momento le indagini sono in una fase delicatissima. Tra le testimonianze fondamentali c’è quella del figlio 14enne, unico sopravvissuto alla follia omicida del padre. Potrebbe essere lui a far luce sulle ombre familiari di quello che viene definito da molti nel quartiere “una persona tranquilla”.
Sempre secondo il Corriere ci sarebbe una prima ricostruzione dettagliata dopo un primo colloquio degli inquirenti con il ragazzino sopravvissuto. Roberto Gleboni avrebbe avuto un’accesa discussione con la moglie, Giusi Massetti, e all’improvviso si sarebbe alzato dal letto per prendere la pistola da un cassetto, aprendo il fuoco contro la donna. Subito dopo sarebbe entrata in stanza la figlia Martina e l’uomo avrebbe iniziato a sparare a lei e agli altri figli, per poi accanirsi sul vicino mentre usciva dall’abitazione.
Gleboni è poi salito in auto e ha raggiunto l’abitazione della madre, Maria Esterina Riccardi, di 84 anni, sparando anche lei. La donna sarebbe rimasta ferita al collo, grave ma non in pericolo di vita. Poi il suicidio del 52enne operaio forestale.
Gleboni faceva parte del direttivo provinciale della Fai-Cisl, dove i colleghi spiegano come fosse “impegnatissimo in difesa dei colleghi” e che mai si è notata “un’intemperanza o uno scatto d’ira”. Altre testimonianze invece lo dipingono molto diversamente: “Spesso urlava. A volte sembrava prepotente e quasi esaltato” ha detto una persona vicina alla famiglia al Corriere. Inoltre “era possessivo e aveva una mania di controllo smodata”.
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