In un mondo in continua evoluzione come quello della musica e dei Dj, Sandro Murru è riuscito a restare sulla cresta dell’onda per oltre quattro decenni. La sua carriera, iniziata negli anni ’80, è stata segnata da momenti speciali, innovazioni continue e una capacità rara di stare sempre vicino con il pubblico.

Sandro anche oggi è un faro, un riferimento, un Dj nel vero senso del termine, nella sua accezione più completa. Lo trovo in un momento di pausa dai suoi impegni, un day off tra una piazza e l’altra necessario per ricaricarsi.

La prima domanda è d’obbligo: come hai iniziato? “Ho esordito ufficialmente all’inizio degli anni ’80. Il mio primo ricordo va al Kilton di Assemini, la discoteca che mi ha lanciato. Sono state tante le serate memorabili, ma quella ha un posto speciale nel mio cuore”. La sua voce si accende di entusiasmo quando parla delle innumerevoli notti passate dietro alla consolle, un fiume di eventi e ricordi che “richiederebbero almeno un paio di pagine”.

Essere un Dj per decenni non è facile, soprattutto in un’epoca in cui le mode e i gusti cambiano rapidamente. Qual è il segreto per mantenersi al vertice?

“Carisma e capacità di rinnovarsi. Ogni ciclo porta nuove mode e bisogna saperle cavalcare”, afferma con sicurezza. Murru ha saputo adattarsi ai cambiamenti senza mai perdere la sua essenza, una qualità che lo ha reso uno dei DJ più amati e seguiti in Sardegna e non solo.

Tra i progetti che più lo appassionano c’è quello delle piazze, un format che Murru ha iniziato a sviluppare già dagli anni ’80 e ’90. Come è nato questo progetto?

“Già in quegli anni si facevano serate in piazza con i giradischi, poi il club ha preso piede e con esso le mie produzioni discografiche”, spiega. “Mi sono confermato anche in quel settore, ma il punto di svolta è arrivato grazie al mio format radiofonico ventennale, Music Machine. Durante la pandemia, ho ripreso quell’idea, trasformandola nelle dirette del sabato sera, portando la musica nelle case della gente. Il successo è stato tangibile e ancora oggi la gente mi ringrazia per averli tenuti compagnia in quei momenti difficili”.

Sandro, o Sandrone come ci piace chiamarlo, non si limita ai ricordi, ma continua a innovare e creare esperienze musicali uniche, sia in discoteca che nelle piazze. Ma quale dei due ambienti preferisce?

“Sono due mondi diversi”, ammette. “In piazza hai oltre tremila persone, è una festa e devi animare, regalare gioia e spensieratezza. In discoteca, la musica è più raffinata, e devi trasmettere qualcosa di più personale, catturare il pubblico con il ballo”. La sua versatilità gli permette di eccellere in entrambi i contesti, un’abilità che pochi Dj possono vantare.

Parlando del presente, riflette sulla crisi delle discoteche e il successo crescente dei localini che fanno musica.

“L’avevo percepito in tempo”, confessa. “Per questo ho creato un mio format che salva molte serate. Purtroppo, oggi ci sono tanti pressapochisti e improvvisati che allontanano la gente dalla musica dance. Fortunatamente, ci sono ancora professionisti validi che tengono viva la categoria”.

E proprio ai giovani Dj, Sandro dà un consiglio prezioso: “Un bel background musicale, studiare, ascoltare e imparare dai professionisti. Saranno loro a portare avanti questo lavoro meraviglioso”.

Ma com’è una giornata tipo quando non è in consolle? “Sport, studi di registrazione, radio e viaggi”, risponde. Ogni attività contribuisce ad arricchire il suo bagaglio di vita, una costante ricerca di nuove ispirazioni e stimoli per mantenere viva la sua passione per la musica.

Nel corso della sua lunga carriera, Murru ha sempre dimostrato una grande apertura verso le nuove tecnologie, pur rimanendo legato alle sue origini. “Il mio primo computer l’ho comprato nel 1992”, racconta scherzando. Ma c’è un disco in particolare che rappresenta il suo percorso? “Michael Jackson, Wanna Be Startin’ Somethin’. Da lì ho capito molto della mia carriera come DJ e producer”, confessa.

Infine, gli chiedo come riesce a mettere assieme più generazioni sotto il suo palco, un’impresa non da poco in un’epoca di gusti frammentati. Il segreto?

“Carisma, entusiasmo, capacità e stare al passo con i tempi”, afferma. E se non avesse fatto il DJ? “Sarei finito nel mondo del cinema, dietro le telecamere, magari a montare video o costruire set. Ma sempre dietro la camera”.

Nicola Montisci

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