(Foto credit: Roberta Mascia/Google Maps)

Un’odissea sotto il sole cocente di luglio, quella di una residente cagliaritana intenta a portare dei rifiuti da smaltire necessariamente in un apposito ecocentro.

Lo racconta la stessa protagonista della vicenda nel gruppo social “Cagliari è anche mia”. “Dopo aver caricato una quindicina di sacchi di terra in macchina – scrive -, sotto il sole cocente (non l’ho fatto io ma un mio aiutante), mi reco all’ecocentro di Sant’Elia. Dopo aver fatto la fila sotto il sole, ci viene detto che manca il cassone per buttare gli sfalci e che probabilmente sarebbe tornato dopo un’ora. Ci consigliano di andare in via Pisano”.

“Arriviamo in via Pisano – continua la residente – e ci dicono che, essendo un’isola ecologica e non un ecocentro, dobbiamo andare in via San Paolo perché loro non prendono più di due buste. Già la cosa stava diventando surreale. Arriviamo in via San Paolo e l’operatore ci dice che l’ecocentro è chiuso da più di un mese e che nella loro isola ecologica non è possibile buttare nulla. Mi dice di andare a Sant’Elia e quando gli faccio presente che è da lì che arrivavo mi fa spallucce”.

“Nel frattempo – prosegue – essendo passate due ore torno a Sant’Elia nella speranza che sia tornato il cassone. Fila chilometrica di macchine. Quando finalmente tocca a noi l’operatore ci informa che il cassone probabilmente non sarebbe tornato per tutta la giornata. Sconvolgente!”.

“Io mi domando – conclude la residente – se è questo il modo per incentivare gli incivili a buttare l’immondezza correttamente. Io ho fatto il giro delle 7 chiese e sono tornata con le pive nel sacco, ma un incivile non ci pensa due volte a lasciare i sacchi in mezzo alla campagna”.

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