Lo spopolamento in Sardegna resta una piaga con numeri impressionanti. A lanciare l’ennesimo allarme sulla questione demografica è l’Osservatorio regionale delle migrazioni nel rapporto “Mete 2024”, realizzato dal Crei-Acli su dati Istat. La Sardegna risulta all’ultimo posto tra le regioni italiane per fecondità, con un tasso dello 0,91, meno di un figlio per donna, contro una media nazionale dell’ 1,2. L’Isola è la seconda dopo la Basilicata per variazione percentuale annua negativa della popolazione, con una riduzione dello 0,53%.

In valore assoluto, l’isola perde 8.314 unità in un anno: è come se nel corso di soli 12 mesi, l’intera popolazione di Dorgali fosse scomparsa. Dal 2016 si sono persi oltre 88.000 abitanti, più dell’attuale popolazione di quattro tra i più popolosi centri dell’area metropolitana di Cagliari, come Selargius, Assemini, Monserrato e Quartucciu, che da soli arrivano a coprire poco meno di 86.000 residenti.

Al 31 dicembre 2023 i decessi sono oltre il doppio dei nati, per un saldo naturale che è negativo di 11.332 unità. Il saldo migratorio interno è negativo ed è prossimo a 600: questo significa che i sardi si spostano verso altre parti del territorio nazionale più di quanto non riescano ad attrarre altri italiani a spostare la residenza in Sardegna.

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