(Foto credit: Ansa)

L’economia della Sardegna nel 2023 ha rallentato, con una crescita debole dello 0,7% del Pil e l’inflazione, seppur attenuata, è rimasta sostenuta, passando dal 9,1 al 6,1%. Lo rivela il rapporto annuale della Banca d’Italia sull’andamento economico dell’Isola, che fotografa una situazione complicata in cui continuano a pesare i gap storici con il resto dell’Italia, aggravati da due elementi sotto attenzione degli economisti: la continuità territoriale rigida e l’andamento demografico.

Per il primo pesa la limitazione del diritto alla mobilità di persone e merci, mentre il secondo restituisce una proiezione catastrofica per la popolazione sarda che tra vent’anni si troverà con circa 200mila abitanti in meno, con circa 185mila lavoratori che verranno a mancare.

Per Stefano Barra, direttore della sede cagliaritana di Bankitalia, che questa mattina ha presentato il rapporto alla stampa, quello dell’inflazione è comunque un dato “di conforto perché incide sui consumi delle famiglie e i costi delle imprese” spiega nelle parole riportate dall’Ansa. “La lotta all’inflazione sembra a buon punto, nella speranza che non ci siano choc ulteriori esterni che possano influenzare e far ripartire quella che è la più ingiusta fra le tasse”.

Dai dati del dossier emerge che nei vari settori produttivi il quadro generale della regione è in rallentamento con qualche differenza a seconda dei comparti. Nei servizi l’attività ha decellerato dopo l’intenso recupero che aveva caratterizzato la fase post pandemica. Le imprese del settore privato non finanziario registrano un aumento del fatturato e degli investimenti, in termini reali, per una quota minore rispetto al 2022.

Ed è il settore turistico quello che continua a crescere: come riporta il dossier, i flussi di passeggeri sono aumentati negli scali portuali e aeroportuali e aumentano le presenze straniere con una leggera contrazione di quelle italiane. La criticità del comparto dipende soprattutto dalla “marcata frammentazione della continuità territoriale, con periodi di breve operatività in alcune rotte è un’eccessiva stagionalità”.

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