(Foto credit: Sardinia Digital Library)

Sant’Efisio, compatrono di Cagliari, è nato attorno al 250 d.C. ad Aelia Capitolina, l’odierna Gerusalemme, da Alexandria, nobile pagana, e Christophorus di fede cristiana, si trovò ben presto a fare i conti con le sue origini.

La madre, infatti, avendo sentito dire che l’imperatore romano Diocleziano era giunto ad Antiochia, si recò da lui con il suo unico figlio, Efisio. Il governatore, facendo avvicinare Alessandra, le chiese: “Donna, che vuoi?”. Lei rispose: “O sommo re e imperatore, possa tu vivere in eterno. Mi sono presentata dinnanzi alla tua eccelsa grandezza, perché ho un unico figlio, di nome Efisio, che ho condotto alla tua presenza imperiale, affinché lo accolga al tuo cospetto come un soldato della tua guardia”.

Diocleziano decise così di tenerlo con sé e, una volta raggiunga l’età, gli concesse il comando di una gran parte del suo esercito. Tra le sue prime missioni, ci fu quella alla volta dell’Italia con un obiettivo preciso: perseguitare i cristiani. Efisio assunse il comando di una truppa e, preso congedo da Dioclezione, si trasferì nel sud Italia.

Durante il suo soggiorno, Efisio ebbe la sua prima apparizione di Dio: una croce di cristallo che splendeva nel cielo. Il soldato lesse questa meravigliosa immagine come un messaggio da parte del Signore, che stava donandogli la sua croce affinché potesse combattere e vincere i suoi nemici.

Efisio guarda incredulo il palmo della sua mano: era apparsa una croce impressa sulla sua pelle. Non poteva fare altro, allora, che seguire la volontà divina. E iniziare una nuova battaglia, questa volta religiosa. Prima, però, dovette occuparsi dell’invasione della regione di Gaeta da parte dell’esercito di una barbarica gens nemica: i Saraceni. Usando la croce come vessillo, Efisio sconfisse gli avversari.

Giuntagli la notizia di un’invasione delle pianure della Sardegna da parte di un’altra barbarica gens, Efisio si imbarca alla volta dell’isola.

Arrivato al fiume Tirso, sbaraglia i nemici, che storicamente vennero identificati con le popolazioni barbaricine dell’interno dell’isola, nei pressi del porto di Tharros.

La tradizione vuole che questa vittoria fosse arrivata dal cielo, grazie a un angelo seduto su un cavallo bianco, che, nella mano destra, teneva una spada tagliente da ambo le parti e, sopra, aveva l’immagine della santa e vivificante croce. Così, sconfitti tutti i nemici, Efisio divenne ben presto una guida per l’intera Isola e i suoi avversari dovettero sottostare alle sue direttive.

Fu proprio in questo frangente che Efisio inviò una lettera a Diocleziano, in cui gli confessa la sua fede cristiana. Da parte sua, l’imperatore romano rinvia al governatore locale l’incarico di convertire nuovamente al culto pagano Efisio. L’alternativa, sarebbe stata la condanna a morte.

Efisio venne quindi giudicato nel tribunale di Cagliari, e dopo essere stato torturato, venne portato in carcere, che corrisponde all’ambiente ipogeo sottostante la chiesa di Sant’Efisio, nel quartiere cagliaritano di Stampace.

A seguito di una nuova seduta del tribunale cittadino, poi, venne definitivamente condannato a morte per decapitazione. Il tragico epilogo avvenne a Nora. Prima dell’esecuzione, il soldato pregò il Signore affinché proteggesse il popolo sardo.

Sant’Efisio fu martirizzato nel diciottesimo giorno dalle Calende di febbraio, corrispondente al 15 gennaio 303 d.C.

Oggi il martire viene venerato a Cagliari, nella chiesa stampacina a lui intitolata, e in particolare a Pula, nella chiesetta romanica costruita sulla spiaggia di Nora dove, secondo la tradizione, il santo subì il martirio per decapitazione.

I festeggiamenti in suo onore si tengono principalmente due volte all’anno. La prima celebrazione avviene il 15 gennaio, giorno in cui la Chiesa cattolica ne ha fissato sul calendario la Memoria Liturgica. La seconda, invece, è il primo maggio, per la “festa grande”. In questa occasione, la statua del santo viene portata in processione fino a Nora per sciogliere un voto fattogli dalla municipalità nel 1656 affinché liberasse Cagliari dalla peste.

In altre due occasioni, il simulacro di Sant’Efisio viene portato in processione per le vie cittadine. La sera del giovedì santo, nella tradizionale visita a sette chiese storiche, e il giorno di Pasquetta, quando la statua viene portata sino alla cattedrale per sciogliere un altro voto, quello risalente al 1793, quando la città venne risparmiata dai bombardamenti delle navi da guerra della Francia rivoluzionaria. Al termine di quest’ultima processione viene solennemente benedetto il giogo dei buoi che trainerà il cocchio del santo durante la processione del primo maggio.

Si tratta di una tra le processioni a piedi più lunghe d’Europa. Dal capoluogo sardo, la statua del santo viene trasportata verso Pula passando per Capoterra, Sarroch e Villa San Pietro. Dopo due giorni di preghiere, la statua riparte alla volta di Cagliari accompagnata in processione dai fedeli dopo aver percorso a piedi circa 80 chilometri.

Tutti gli eventi legati al culto di Sant’Efisio a Cagliari e a Pula vedono protagonista l’Arciconfraternita del Gonfalone e di Sant’Efisio Martire, con sede nella chiesa di Stampace, preposta principalmente alla promozione della devozione al santo.

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