Non solo i proventi delle pubblicazioni postume, ma per la famiglia queer di Michela Murgia anche un debito di 47.399 euro. Questo quanto emerge dall’analisi del testamento olografo della scrittrice pubblicata dal quotidiano La Verità, che svela l’importante passivo dovuto a dei tributi non versati, tra Iva, Irpef e contributi Inps, come datore di lavoro.

La cifra è quella dell’ipoteca sulla casa di Cabras, dove vive la madre della defunta intellettuale e la cui nuda proprietà per volontà testamentaria appartiene ora ad Alessandro Giammei, docente di Yale e diventato uno dei quattro “figli d’anima” di Michela Murgia.

Il debito risale al periodo di vita della Isolanet, azienda di cui Murgia fu titolare tra il 2004 e il 2005. Contestati anche i mancati versamenti di ritenute fiscali su retribuzioni, pensioni, trasferte e mensilità aggiuntive. La maxi cartella contiene poi anche multe stradali tra gli 80 e i 150 euro, più tasse automobilistiche non pagate.

Interpellato da Repubblica, il figlio d’anima Alessandro Giammei cerca di fare chiarezza. “Michela è stata male negli ultimi due anni e ha dovuto sostenere spese importanti sia per la sua situazione medica sia perché ha voluto comprare una casa stabile a Roma invece di continuare a stare in affitto. Noi eredi abbiamo accettato l’eredità, che tra le altre cose si compone dell’onere di risolvere banali situazioni debitorie. Sono situazioni che Michela avrebbe risolto benissimo da sola se fosse stata bene: aveva un piano con la sua commercialista”.

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