È stata una valanga, Alessandra Todde, nelle elezioni sarde. Era da tanti anni che nell’agone politico regionale non si presentava una candidata in grado di trascinare così tante persone in ogni singola comunità.
Ha raggiunto il 45,4%. Ha fatto decisamente meglio delle liste che la sostenevano, che si sono fermate al 42,6%. Risultato atteso e ben delineato dai sondaggi pre-competizione elettorale.
Alessandra Todde ha effettuato una campagna elettorale enorme, superando oltre 100 tappe. Iniziata a novembre, in mezzo alla tempesta delle critiche che arrivavano soprattutto dalla Coalizione Sarda. I battibecchi con Soru invece che abbatterla non hanno fatto altro che rafforzarla. E rafforzare il percorso che i partiti sardi avevano fatto per sceglierla.
La comunicazione è stata rilevante. Sia quella social, gestita con precisione certosina e piuttosto presente, che quella nei territori. Lo slogan ripetuto ossessivamente: questo è il momento del Noi. Una rappresentazione di una forza collettiva, che da una donna si sprigionava in ogni luogo in cui andasse. Dal più piccolo al più grande.
Alla lunga, è stata decisiva la sua empatia. La capacità di avvicinarsi alle persone, di ascoltarle e di parlarci, di passarci del tempo. Qualcuno l’ha accostata a Michela Murgia, a quella straordinaria campagna del 2014. Al secondo tentativo, una donna ce l’ha fatta.
Si è fatta forza soprattutto da sola e col suo staff. Si è presa sulle spalle una intera coalizione. Ci ha creduto, ha insistito. Ha vinto.
Oggi è la prima presidente donna della storia della Sardegna. È anche la prima esponente del Movimento 5 Stelle ad arrivare alla guida della Regione. Ha tutte le attenzioni rivolte su di lei: i prossimi cinque anni saranno un complesso banco di prova.
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