Il Metaverso è una dimensione tecnologica che, a differenza di quanto si tenda a pensare, travalicherà il mondo dei giochi e dell’intrattenimento, generando profonde trasformazioni anche nel settore dell’assistenza sanitaria.
Ecco perché, nei giorni scorsi, il direttore generale dell’Asl 3 di Nuoro, Paolo Sanna, ha presentato un progetto proprio sul Metaverso in un luogo insolito, dove persone che sperimentano limitazioni nella libertà e vita quotidiana potrebbero avere un deciso miglioramento nell’assistenza medico-sanitaria.
Si tratta della casa di reclusione di Mamone, dove un direttore altrettanto sensibile, quale Vincenzo Lamonaca, non ha avuto difficoltà a sposare senza indugio la proposta dell’Asl di Nuoro, con il sostegno del Provveditore regionale, Antonio Galati.
Sfruttando l’ormai collaudato sistema di teleassistenza e telemedicina, il progetto pilota del Metaverso a Mamone potrà rappresentare un vantaggio per l’assistenza ai pazienti delle case di reclusione, attraverso la costruzione di uno specifico modello di continuità assistenziale e di percorso individuale. Basti pensare alla possibilità di garantire una continuità di cura dopo la prima visita, monitorare i pazienti con patologie croniche e anche solo facilitare l’invio di referti.
“Le persone ristrette in carcere – spiega il direttore generale dell’Asl di Nuoro, Paolo Cannas – hanno spesso condizioni particolarmente difficili, legate anche alle difficoltà di spostamento, e le innovazioni della sanità digitale, come il Metaverso e la telemedicina, costituiscono un supporto prezioso. Noi parliamo di metaverso, che è un ambiente virtuale all’interno del quale si possono aprire infinite stanze, per infiniti argomenti, inclusa l’assistenza medico-sanitaria. Tutto questo in accordo con la direzione di Mamone e in un clima di grande unità di intenti e condivisione egli obiettivi”.
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