Saranno un centinaio gli agricoltori sardi che si presenteranno questa mattina alle 10 al porto di Cagliari per gridare tutta la loro rabbia per un settore in crisi che rischia di essere ulteriormente penalizzato dalle nuove normative europee.

“Siamo tutti uniti, non vogliamo che l’Europa ci tolga quel poco che abbiamo – spiega all’Ansa Mario Mulas, uno degli organizzatori – oggi a Bruxelles decidono quello che dobbiamo seminare e cosa è giusto e sbagliato: ci vogliono addirittura pagare per non coltivare, mentre i costi di carburante, fertilizzanti e mangimi aumentano. Noi non riusciamo a lavorare con questi prezzi – denuncia – non ce la facciamo più perché non rientriamo nei costi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, il presidente del Centro studi agricoli Tore Piana, che ha organizzato una seconda manifestazione per il prossimo 12 febbraio. “L’agricoltura e l’allevamento sardo attraversano il momento più difficile degli ultimi 20 anni – dice Piana – nell’indifferenza della politica e delle istituzioni. C’è una sempre maggiore e crescente burocrazia – aggiunge -, produzioni agricole vendute a prezzi non remunerativi, calamità sempre più frequenti dalla lingua blu alla peste suina, ritardi nell’erogazione dei fondi Csr/Pac e indennizzi”.

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