Vanessa Scalera è tra i volti più noti del mondo delle fiction televisive. In tv è diventato ha ottenuto successo sopratutto con le interpretazioni di Imma Tataranni e di Amelia Jovine in “Napoli milionaria”.

Da oltre vent’anni è una esponente importante del teatro italiano ed oggi è in tour con lo spettacolo “La sorella migliore“. Dove è la protagonista di un intenso e appassionante dramma familiare dove l’amore si scontra e fa a botte con il senso di colpa e il rimorso.

Ai nostri microfoni ha parlato dello spettacolo, del teatro e dei rapporti d’amicizia nati sui set delle fiction Rai.

Com’è portare in scena lo spettacolo “La Sorella migliore”?

È uno spettacolo complesso, con una drammaturgia complessa. Ne sono abituata perché i testi di Filippo Gili li faccio da un bel po’. È bello perché faccio teatro. Mi piace stare in teatro con questo testo e dei compagni di scena straordinari.

Nello spettacolo l’amore e il senso di colpa fanno a pugni. È una storia molto comune, che fa emergere anche importanti riflessioni sulla morale della nostra società. Ha mai pensato a come vivrebbe una situazione simile?

Ci ho pensato per forza. Il mio personaggio ha compiuto una scelta. Che poi ha delle conseguenze sugli altri componenti della famiglia. Quindi mi sono posta il dilemma: ma io cosa avrei fatto al suo posto? Una domanda che un po’ tutto il pubblico si pone guardando lo spettacolo.

Ecco, che tipo di reazioni sono arrivate da parte del pubblico?

Piace tantissimo. Piace tantissimo il testo. Diamo loro in mano la possibilità di scegliere chi sia la sorella migliore. Chi tra le due può essere la scelta migliore. Il testo non pone dei dilemmi enormi, ma pone una domanda che ha una validità. Così la gente, quando ci incontra, si confronta su quello che il testo ha donato loro.

Sembra esserci una rinascita del teatro, dopo la pandemia. Com’è la sensazione dei luoghi pieni e dell’interesse per la cultura?

Ho ricominciato a fare teatro due anni fa. Eravamo appena usciti da questo incubo, i teatri non erano pieni. C’era paura. Ora la paura è passata. Io non ricordo neppure com’era prima. Non ricordo com’era recitare coi teatri con distanziamento. Siamo ritornati alla normalità: quando vedi la platea piena sei contento. Non faccio mai il confronto col prima. Perché l’ho dimenticato. E giustamente.

In una intervista podcast, Barbara Ronchi ha parlato tanto del vostro rapporto e raccontato che le deve tanto. Quanto siete vicine?

Barbara è una delle mie migliori amiche. È un regalo enorme che mi ha fatto questo mestiere. Mi ha regalato la sua amicizia. È una delle persone più importanti degli ultimi anni. Oltre ad essere la grandissima attrice che è. Quando la vedo recitare, è una donna di cui mi fido ciecamente. Non ho figli. Ma affiderei volentieri i miei figli a lei se li avessi. Riguarda l’amicizia. Anzi, più che l’amicizia, Barbara la trovo famiglia.

C’è un sogno nel cassetto che vorrebbe realizzare? Un testo teatrale, magari.

No, in verità. Sto leggendo tantissimi testi. Non ho proprio un sogno nel cassetto. Ci sono tanti classici meravigliosi. Mi piacerebbe affrontare Cechov sicuramente. Ora invece sto leggendo tantissima drammaturgia nuova che viene dall’Inghilterra, dall’America. Ancora non ho avuto il colpo di fulmine. Non ho trovato un testo per il teatro. Devo per forza di cose ritagliarmi, una volta ogni due anni, del tempo. Non ho il tempo di fare teatro in maniera continuativa. Dovrò decidere dunque se portare ancora questo spettacolo in tournée quando sarà possibile o affrontare dei testi inediti.

(Ha collaborato Francesca Matta)

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