(Foto credit: Ansa)

“Gli accusati e i loro difensori devono avere il diritto, riconosciuto dalla Costituzione e dalla legge e disciplinato in udienza dal giudice, di condurre il controesame nel modo che ritengono più utile per la difesa; le presunte vittime devono avere il diritto di essere protette e tutelate nei luoghi e nelle forme a ciò destinati, senza la trasformazione del processo penale in improprio strumento di tutela e di contrasto ai fenomeni; i giudici devono essere rispettati quando ammettono, consentono ovvero propongono direttamente domande che, per quanto poco piacevoli, sono ritenute necessarie per l’accertamento della verità”.

È questa la risposta riportata in un lungo documento da parte dei presidenti degli Ordini forensi della Sardegna, in merito alle polemiche suscitate dopo le ultime due udienze del processo per stupro di gruppo nei confronti di una giovane studentessa italo-norvegese, che vede imputati a Tempio Pausania Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia.

“È in gioco un modello di civiltà la cui affermazione protegge i diritti di tutti, perché a tutti può capitare di essere colpiti da un’accusa la cui verità solo il processo può stabilire – osservano Lorenzo Soro (presidente Coa Nuoro), Gabriele Satta (Sassari), Enrico Meloni Oristano), Matteo Pinna (Cagliari), Vito Cofano (Lanusei) e Carlo Selis (Tempio Pausania) – se ne ricordino i cittadini, se ne ricordino i politici, se ne ricordino i giornalisti, se ne ricordino, soprattutto, gli avvocati”.

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