Il professor Riccardo De Lisa collabora con noi da diverse settimane. Di recente è rientrato da un viaggio che lo ha portato in Kosovo. Non è la prima volta per lui. Non è strano vederlo partire. È più bello vederne il ritorno.

Il ritorno da un viaggio comporta una valigia di esperienze, di connessioni, di sensazioni. Ha deciso allora di raccontarsi: chi è, cosa ha fatto, cosa fa, come si sviluppa la sua vita legata all’università di Cagliari e alla educazione finanziaria.

Professore ci racconta il suo lavoro?

Certamente. Sono un professore ordinario dell’Università di Cagliari, dove insegno e faccio ricerca. Mi occupo di banche e del loro funzionamento, e di cosa fare quando si ammalano, come curarle, in che modo, per così dire, “rimetterle in forma” e quando le cose vanno male, come proteggere i depositanti. La mia ricerca, in particolare, si è concentrata negli ultimi tempi proprio sulle crisi delle banche e sui meccanismi per risolverle. Mi è sempre piaciuto fare ricerca che possa essere concretamente utile e di supporto per coloro che hanno “le mani in pasta”, che lavorano ogni giorno per disegnare e applicare le regole e far funzionare al meglio le banche, così fondamentali per una buona economia. Banche sane, economia sana e, soprattutto, viceversa, si dice.

Oltre a fare ricerca e insegnare si occupa anche di altro?

L’Università oggi ha tre missioni principali. La prima è la ricerca, la seconda è la didattica; la terza missione riguarda il trasferimento del sapere scientifico alla società. Questo affinché la conoscenza generi benefici di natura sociale, culturale ed economica. Questa è una missione a cui mi sono molto dedicato negli ultimi anni. Tempo addietro abbiamo costituito uno spin-off accademico, che rappresenta uno efficace strumento per il trasferimento tecnologico dei risultati delle mie ricerche, in particolare della modellistica sui rischi delle banche e del disegno delle regole per gestire le crisi delle banche. Sono attività molto sfidanti e, per me, molto affascinanti che svolgiamo in giro per il mondo per le autorità finanziarie nazionali e internazionali, spesso in collaborazione con le più importanti istituzioni internazionali, come, ad esempio, la Banca Mondiale (World Bank), il Fondo Monetario Internazionale.

Può darci qualche elemento in più su questi lavori internazionali?

Per esempio, recentemente ero in Kosovo per supportare la progettazione e la “messa a terra”, del sistema di valutazione dei rischi delle banche per il fondo di tutela dei depositi del paese. Un’altra esperienza interessante è stata quella del Ghana dove il sistema di protezione dei depositanti delle banche non esisteva, e allora lo si è costruito “partendo da zero”. Un’altra attività interessante è stata quella dello Zimbabwe, si è valutata l’adeguatezza della rete di protezione finanziaria: una settimana davvero molto intensa con un team di americani. Recentemente sono stato contattato per una nuova “sfida” per le autorità finanziarie delle Filippine, che riguarda la revisione del loro sistema di analisi dello stato di salute delle banche. Ancora, una parte interessante delle attività riguarda il supporto al fondo di tutela dei depositi italiano che comprende un ampio spettro di compiti, sia nazionali sia internazionali, perché l’istituzione è inserita in due grandi associazioni internazionali (europea e mondiale).

Professore, lei ha avuto anche esperienze con i regolatori europei. Ci dice qualcosa al riguardo?

Tempo addietro sono stato membro del primo Forum per la tutela del consumatore dei servizi finanziari (Forum Fin-Use) della Commissione Europea e anche membro del advisory panel del CEBS, il Comitato per la Supervisione Bancaria Europea (oggi si chiama EBA). Esperienze che mi sono servite molto per capire come funziona e cosa serve alla regolamentazione bancaria.

Cosa le piace di più delle attività che svolge?

Ciò che mi piace di più è che svolgo congiuntamente le tre missioni dell’Università, che si influenzano positivamente l’una con l’altra. Dalla ricerca ottengo risultati, conoscenza che poi diventa pratica nel mondo finanziario, e da questo traggo esperienza utile per nuove ricerche e per migliorare la didattica. E’ un po’ come guardare al microscopio, poi entrare nel vetrino per poi uscirne di nuovo e riprendere le analisi. E da ultimo, “dulcis in fundo”, mi rende felice promuovere l’Università di Cagliari nel mondo

Nuovi progetti dietro l’angolo?

Si, l’educazione finanziaria, per i più giovani e le donne. Conoscere bene la finanza consente di vivere la vita con maggiore serenità e non entrare nelle “prigioni finanziarie”.

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