È bufera sul post pubblicato dall’ex questore di Cagliari, Antonio Pitea, e diventato subito al centro di un duro affondo da parte dell’opposizione al Comune di Cagliari.

“Attenti a questo improvviso incremento delle denunce per molestie sessuali. Alcune hanno il sapore della vendetta e del ricatto!”, scrive oggi Pitea sui suoi social.

Un commento che arriva come un ulteriore colpo inflitto alla lotta contro il femminicidio, che soltanto una settimana fa ha visto l’ennesimo atto finale di una relazione tossica finita con la morte di Giulia Cecchettin, 22enne veneta, uccisa a con ventitré coltellate dal suo ex fidanzato, Filippo Turetta, accusato di omicidio volontario aggravato.

Durissima la reazione da parte delle consigliere di Possibile, Francesca Mulas, e le colleghe del PD, Camilla Soru e Giulia Andreozzi. “Quante volte noi donne siamo invitate a denunciare violenze e molestie allo Stato che dovrebbe proteggerci? – replicano in un post – Eppure ci sono molte persone che sminuiscono, insinuano, non credono alle nostre parole, quando denunciamo veramente”.

“Non possiamo davvero credere – proseguono le consigliere – che chi è stato a capo di una delle istituzioni che in prima linea dovrebbero creare protezione attorno alle donne vittime di violenza possa usare frasi insinuanti screditando di fatto chi trova il coraggio di denunciare. Coraggio che sempre più spesso manca, proprio per la paura del giudizio da parte delle stesse forze dell’ordine, così come testimoniato da tante nostre sorelle che hanno raccontato di essersi sentite giudicate, di aver subito una seconda violenza da parte degli inquirenti quando si sentivano chiedere com’erano vestite, perché erano in giro sole a quell’ora. Ragazze che hanno scelto di stare in silenzio proprio per paura di non essere credute”.

“C’è tanto lavoro da fare – concludono Mulas, Soru e Andreozzi – nella nostra società per contrastare violenza e abusi, ma il primo passo deve essere sradicare simili convinzioni e atteggiamenti da parte di chi lavora nelle istituzioni. Perché se le vittime di violenza non hanno fiducia in chi dovrebbe proteggerle, tutto il lavoro è fatto invano”.

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