Un nonno che non ha mai conosciuto e un’amore che nasce curiosando tra vecchie immagini. Tutto comincia dai frammenti e dai ricordi. Sara Montalbano, artista della fotografia, racconta così il suo primo incontro con la fotografia, la sua epifania.
“Aprivo i cassetti e curiosavo tra le poche cose rimaste su di lui” dice. “A volte trovando immagini in bianco e nero che lo ritraevano in uno studio o al mare con mia nonna Nicoletta. Il potere di catturare momenti preziosi e di conservarli per sempre è stato uno dei motivi principali del mio avvicinamento alla fotografia”.
Un ricordo viene ripescato nella collezione dei momenti di una vita: è una sua foto. Ha due anni, una macchina fotografica giocattolo durante un compleanno della sorella, a rappresentare “un gesto che mi porto dietro da tantissimo tempo”. Poi la macchina fotografica arriva davvero tra le sue mani: è quella della cugina durante un pranzo in famiglia. È una compatta grigia: “Eravamo immerse nella natura e lei stava fotografando dei fiori. Le chiesi di poterla provare e… click: amore al primo scatto!”.
Più avanti negli anni scopre che suo nonno, da giovane, realizzava ingrandimenti fotografici per famiglie. E suo padre per tanti anni sviluppò dei rullini scattati con la sua Olympus. C’è qualcosa nel DNA, non semplici coincidenze. Tutto alla fine torna: “Fotografare è sempre stato un po’ come sentirmi a casa”.
L’infanzia e l’adolescenza sono a Cagliari. “Quando mi sono avvicinata al mondo della fotografia la città offriva poche opportunità. Avevo quindici anni e frequentavo ancora il liceo. Ricordo bene le giornate nella biblioteca provinciale, dove nel tempo libero amavo immergermi nelle biografie di fotografi americani. La scoperta di nuovi artisti mi dava una carica incredibile, mi perdevo nelle loro storie di vita e di lavoro”.
Dopo il diploma, Sara decide di trasferirsi in Inghilterra e imparare l’inglese. Cagliari diventa la città che continua a darle fiducia per viaggiare, nella quale torna ogni qualvolta “ha bisogno di casa”. Ma è anche qui che sta gettando le fondamenta per il futuro nel mondo della fotografia.
Londra, la sua prima esperienza, si rivela una città “pazzesca per la crescita personale”. Ed è stata indispensabile per affinare il suo stile e il metodo: “Scattavo oltre quindici persone a settimana perché sono dell’idea che la fotografia non è solo una questione di talento ma di tanta, tantissima pratica”.
La sua vita comincia ad allargarsi nel perimetro geografico tra l’Inghilterra e Sud Est Asiatico. Una sfida in cui ha dovuto imparare in fretta a dover preservare il suo stile nonostante le influenze esterne. “Ho avuto l’opportunità di collaborare con importanti fotografi, da ognuno dei quali ho ricevuto conoscenze preziose. Tuttavia, non ho mai perso di vista la mia identità e ciò che desidero trasmettere. La mia attenzione è sempre stata sulla semplicità, sull’essenzialità e sull’armonia”.
L’estero offre a Sara una collezione immensa di esperienze e aneddoti da raccontare. Lei sceglie un momento nel 2013, durante il primo viaggio in Asia. “Ho avuto un incontro con l’umanità. Lavorando in una casa editrice di moda a Jakarta, in Indonesia, ogni giorno percorrevo strade affiancate da baraccopoli e venditori ambulanti, molti dei quali erano bambini scalzi. Insieme a Satrio, un collega fotografo, ho organizzato una visita ai quartieri più poveri. Giocando con i bambini e interagendo con le famiglie, ho scoperto storie di resilienza. Queste famiglie allargate avevano accolto bambini orfani, offrendo loro un rifugio di lastre di alluminio e palloni fatti di calze”.
Quest’esperienza segna i suoi valori, allontanandola provvisoriamente dal mondo della moda. A cui associa solo un fine estetico e commerciale. E’ il momento per intraprendere un percorso più autentico, lasciando che le emozioni guidassero le scelte. Si appassiona alla fotografia di viaggio, esplorando nuovi luoghi. Incontra persone immergendosi in culture diverse, continuando a seguire il suo istinto e la sua connessione emotiva con il mondo che la circonda.
Scatto dopo scatto, città dopo città, lo stile muta, e anche gli scenari. Dalle mappe dei paesi si passa alla “mappa visiva dell’anima umana” che cerca di creare con le immagini. “Un percorso intimo e personale che deve valorizzare la ricchezza interiore di ogni individuo. Attraverso l’uso della luce, delle ombre, delle espressioni, cerco di ritrarre in modo autentico la persona che ho davanti, in tutta la sua bellezza, fragilità, forza e profondità”.
C’è l’ispirazione, un processo continuo, ispirata da gente come Peter Lindbergh, ma anche da altri fotografi come Annie Leibovitz, Irving Penn, Richard Avedon, Alexey Brodovitch e molti altri.
Sara insegue con la ritrattistica il “potere di creare una connessione attraverso l’arte del ritratto”. Non solo, dice, “ti consente di trasformare uno sconosciuto in un conoscente, ma offre anche un’espansione mentale, una maggiore comprensione dell’umanità e un profondo senso di connessione. È un momento di scambio profondo che nutre sia la mia passione sia il legame con il mondo che mi circonda”.
Si sente una donna che vive di emozioni e cerca di trasformarle in energia. “Le nozioni apprese sulla ritrattistica mi accompagnano durante gli scatti di moda e, soprattutto, durante i matrimoni, dove gli sposi si affidano a me per tutto”.
Tutto passa per una profonda connessione personale anche con i soggetti delle foto. “Il mio primo passo è rompere il ghiaccio in maniera naturale” tramite una dote personale di empatia per creare un ritratto in cui la persona si riconosce.
Così come lei prova a riconoscersi, nonostante il suo lavoro sia un continuo bilanciamento tra l’arte e il commercio nella fotografia di moda. “Trovare l’equilibrio è essenziale per garantire che il risultato finale sia artistico e allo stesso tempo in linea con le esigenze dell’industria della moda”.
Sara ama gran parte dei suoi progetti, non solo per il risultato, ma anche per quello che lasciano. I sorrisi e l’incredibile umanità trovata nel 2019 in India è stata una fonte di ispirazione di cui, ammette, sentiva il bisogno. Così come è gratificata nel sentire le persone dire: “Wow, sono proprio io in queste foto”.
Ecco alcuni consigli per chi comincia a percorrere il mondo della fotografia. “Iniziate dalla passione. Nutritela, create progetti, studiate in modo accademico ma anche attraverso l’esperimento, la creazione e l’errore; viaggiate, cercate di capire quali tipi di fotografie vi appassionano di più e quali vorreste scattare. Prestate attenzione solo alle critiche costruttive e non troppa alle opinioni esterne. Frequentate le librerie e sfogliate i libri dei grandi artisti”.
Poi c’è il futuro, che significa altre foto e altri mondi da esplorare. Per lei sarà percorrere un caleidoscopio fatto di ritratti, viaggi, lifestyle, moda, assecondare la creatività, in qualunque forma si presenti. Messo un accento su ritrattistica e vari progetti legati al viaggio per mantenere viva l’ispirazione, Sara sta esplorando altri generi, tra cui la fotografia di lifestyle per hotel. C’è anche la fotografia di matrimonio: me ne occupo da 13 anni e questo mi porta anche fuori dalla Sardegna per fotografare coppie internazionali. C’è anche lo studio con fotografi internazionali, mi sto specializzando per migliorare sulla qualità dei servizi.
L’oggi e il domani nella sua mente sono chiari. “Il futuro sono i risultati di tutto il lavoro che sto portando avanti, ma mi godo il presente circondata dalle persone che amo”.
Nicola Montisci
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