Prima uscita pubblica per Alessandra Todde da candidata presidente per il Campo Largo in vista delle Regionali 2024. Un lungo incontro coi giornalisti, con al fianco tutte le anime del centrosinistra che la sostengono.

Una occasione per parlare di programmi, di possibili alleanze e di futuro per la Sardegna.

Sulla coalizione e le alleanze. “La coalizione ha fatto un lavoro gigantesco, rispettando le regole che si era data. Io credo che la parola d’ordine sua inclusione, sia Noi, sia squadra. Il nostro avversario è il centrodestra, non possiamo fargli questo tipo di regali. Sarà mio compito di riprenderci con chi non è stato convinto. Soru? Il dialogo non si è mai interrotto. Ho grande rispetto delle sue capacità, del suo percorso e del suo valore. Penso che la sua casa sia il Campo Progressista. Ora è il momento del Noi, non dell’io”.

Sui presunti accordi romani. “La nostra coalizione ha avuto un percorso lungo. Per questo ho deciso di fare la conferenza da dove tutto è partito. Vorrei chiarire: non ci sono accordi romani. Parlarne, ridicolizza il percorso fatto dalla coalizione. Sono sciocchezze. Io sono sarda, lo rivendico. Non esistono patenti di sardità. Non esistono esami per dimostrare che si è più o meno sardi. Bisogna dimostrare coi fatti quello che si fa per la propria terra”.

Il programma. “Abbiamo fatto un lavoro importante. Sono stati coinvolti 10 tavoli, con il lavoro di più di 120 persone. Stiamo chiamando a raccolta tutte e tutti. Il lavoro inizia adesso. Abbiamo preparato una base programmatica che deve essere portata nei territori. In che modo? Definiremo un calendario in cui porteremo questo programma ovunque, in ogni paese, in ogni casa, in ogni strada. È importante dire a chi ci ascolta è che cerchiamo il cambiamento. Non sarà facile, gratis, ma chi sta lavorando lo sta facendo con soluzioni nuove. Dobbiamo combattere la disillusione dei sardi. Mettiamo fine all’era del vittimismo. Noi siamo pronti a formare una nuova alleanza col popolo sardo. Dobbiamo essere in grado di dare futuro alle nuove generazioni”

Tre punti di programma. “Noi dobbiamo avere responsabilità nei confronti dell’autonomia. Abbiamo strumenti che non utilizziamo. Cambiamo il nostro modo di porci con il mondo. Siamo in grado di autodeterminarci. È tempo di usare bene il nostro Statuto. Poi dobbiamo migliorare il rapporto tra Regione ed enti locali, evitare che i territori abbiamo condizioni completamente diverse. Non possiamo avere enti locali che non hanno un ruolo definito e non possono contribuire al benessere dei territori. L’ultimo punto è che dobbiamo saper programmare in maniera unitaria. Inutile avere una strategia se non si sanno spendere i soldi”.

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